Con la celebrazione presieduta la sera del 12 giugno dal vescovo di Lamezia Terme mons. Serafino Parisi, è stata riaperta al culto la chiesa di S. Giovanni Battista di Gizzeria, a conclusione dei lavori di restauro.

La ristrutturazione della storica chiesa della comunità di Gizzeria rientra nell’ambito del più ampio progetto di restauro e risanamento conservativo della chiesa stessa e dei locali di ministero pastorale, finanziati con i fondi 8xmille destinati all’edilizio di culto.

La fondazione della chiesa, nata nel contesto della diffusione del culto a S. Giovanni Battista nel nostro territorio promosso dall’ordine dei cavalieri di Malta, risale con grande probabilità alla fine del XVI secolo.

Il terremoto del 1638, che imperversò su tutta la Regione, danneggiò la chiesa che fu riparata verso il 1700, in quegli anni venne realizzata la cupola e la volta a botte, che in precedenza era un soffitto di legno sul quale, secondo quanto ricordano antiche testimonianze, era dipinto il vascello dei Cavalieri di Malta della tradizione orale.

La data apposta sul cornicione della cupola indica un restauro nell’anno 1850, negli ultimi anni dell’800 furono chiamati i pittori di Pizzo Carmelo Zimatore e Diego Grillo, ad affrescare le pareti del presbiterio. In particolare fu decorata la parete dell’abside dove una serie di angeli, fanno da corona all’antica statua di San Giovanni Battista posta nella nicchia; sulle pareti laterali del presbiterio in medaglioni ornati da cornici mistilinee si trovano i dipinti che raffigurano la nascita e la morte di San Giovanni.

Tra il 1939 e il 1940, grazie al lavoro e alle oblazioni degli abitanti di Gizzeria, fu ricostruito il campanile della chiesa.

Nell’anno 1964 don Alessandro Audino, parroco dell’epoca, fece trasformazioni tali da alterare completamente la forma originaria della struttura, cambiando le arcate e appiattendo la volta, nella stessa ristrutturazione furono anche completamente eliminati gli altari laterali e sostituite le pavimentazioni. Un più recente intervento di restauro a firma dell’architetto Palmieri e dell’ ingegnere Arcieri, ha diffusamente interessato la Chiesa ed è stato autorizzato dalla soprintendenza per la Calabria 1649/M del 09 aprile 1999, la relazione prevedeva il restauro della volta e della cupola con interventi di consolidamento sulle strutture lignee, il restauro degli stucchi interni, la sarcitura e sigillatura delle lesioni presenti sulla volta con iniezioni di malta idraulica. In effetti, in corsod’opera il progetto ha subito delle modifiche e la volta è stata completamente rivestita da un tavolato ligneo direttamente collegato ad una struttura metallica che intervalla le capriate lignee.

Nello stesso intervento la facciata principale, per secoli rimasta rustica poi rivestita da marmi e tinteggiata, è stata riportata allo stato di non finito con il parato murario a vista. Ulteriori lavori negli anni duemila hanno interessato le coperture dell’edificio parrocchiale e le due grandi terrazze poste in sommità.

In cosa si è concretizzato l’intervento di restauro e risanamento conservativo? Per quanto riguarda la chiesa, come si legge nella relazione tecnica a firma dei progettisti Rossana Chirillo e Grazia Pascuzzi, il fine dell’intervento è stato quello di salvaguardare il bene mettendo in atto una serie di operazioni di natura conservativa; le necessarie operazioni di consolidamento strutturale , che sono state individuate ma che si potranno confermare solo a conclusione del monitoraggio strumentale che sarà attivato in fase preventiva, sono riconducibili ad interventi “riparazione locale” interessando singoli elementi strutturali dell’edificio per conseguire un più alto grado di sicurezza, senza alterare, sostanzialmente, la configurazione strutturale globale dell’immobile. Non sono contemplati lavori che vadano a modificare i caratteri figurali e materici o che ne modifichino in maniera sostanziale l’assetto strutturale.

All’interno dell’edificio religioso, gli interventi si sono concentrati esclusivamente su interventi di consolidamento locale e di riqualificazione estetica. Nelle pareti che presentano lesioni, è stato effettuato un consolidamento puntuale, utilizzando iniezioni armate con barre in vertoresina al fine di ricreare la solidarizzazione dei maschi murari. Le cornici, laddove interessate dalla demolizione circoscritta legata alla cucitura della muratura, sono state ricostruite con l’ausilio di modine in eguale forma e dimensione. Le spicconature hanno interessato esclusivamente le parti di intonaco degradato e fatiscente e l’intonaco utilizzato per le riprese dovrà essere simile per componenti e granulometria a quello rimosso.

Per migliorare la resa estetica dell’interno, già non particolarmente luminoso per via della scarsa efficienza delle finestre che si aprono quasi tutte su ambienti interni, si è proposto di trattare la volta ribassata in legno, risalente alla fine degli anni novanta, con un colore chiaro con lo scopo di mitigare l’effetto opprimente della volta ribassata. Nel pavimento della navata, dopo un’accurata pulizia, le lesioni sono state trattate con un intervento di integrazione plastica e cromatica del marmo, eseguita con malte idonee per colorazione e granulometria.

Per quanto riguarda l’edificio parrocchiale, dedicato alle varie attività pastorali della comunità, l’intervento è stato orientato a migliorare problematiche che inevitabilmente si riflettono anche sulla chiesa, in particolare le infiltrazioni delle acque meteoriche dovute al sovrapporsi poco attento di coperture  con pendenze diverse e di scarichi delle acque meteoriche che influenzano in maniera reciproca le strutture.

L’intervento ha previsto, tra gli altri aspetti, la spicconatura degli intonaci degradati ed il loro rifacimento, il risanamento di cornici e pensiline, l’uniformazione del fondo con prodotto anticavillature e la tinteggiatura con prodotto silossanico.

Grazie ai fondi 8xmille per l’edilizia di culto, la chiesa lametina ha restituito alla comunità dei fedeli e a tutta la collettività un bene di rilevanza artistico-culturale e un punto di aggregazione e socializzazione per le persone che abitano il nostro territorio

Salvatore D’Elia

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