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Corvi e colombe

Paolo Emanuele · 9 anni fa

Domenica è una festa un po’particolare. Si celebra nelle Chiese, la Dedicazione della Basilica del Laterano, la Cattedrale di Roma e del Papa, chiamata “madre e capo di tutte le chiese dell’Orbe e dell’Urbe” . In effetti, questa Basilica fu la prima ad essere costruita dopo l’editto dell’imperatore Costantino che, nel 313, concesse ai cristiani la libertà religiosa. è una ricorrenza che ravviva l’amore per la Chiesa romana, alla quale apparteniamo, anche senza dirlo. Infatti, a parlare di “Santa Romana Chiesa” è rimasto solo il Codice Civile, negli articoli del diritto matrimoniale, letti dopo la benedizione nuziale. Comunque al di là della beffa linguistica, la realtà concretamente non cambia. Noi siamo figli di una Chiesa che ci presiede nella carità, come già diceva Ignazio d’Antiochia nel II secolo.

La Chiesa, è una realtà complessa, dice il Concilio Vaticano II, anche se un semplice fedele direbbe che è una realtà complicata. Per questo, fin dagli inizi della riflessione teologica, i santi padri hanno trovato diverse immagini per spiegare il mistero della Chiesa. Agostino, nel suo commento al Vangelo di Giovanni, prende in prestito la metafora dell’arca di Noè, fatta costruire da Dio per salvare la creazione durante il diluvio. Ebbene, l’arca di Noè aveva in sé il corvo e la colomba. Se l’arca prefigura la Chiesa, è inevitabile che - nel diluvio del mondo - la Chiesa abbia i suoi corvi che cercano il proprio interesse e le colombe che cercano la gloria di Cristo. Agostino è pungente e molto sottile, molto probabilmente aveva davanti a sé, la sua piccola comunità di credenti di Ippona, provata per le eresie e le minacce dei barbari. Per questo, mentre fuori imperversa il diluvio sulla «malvagità grande della terra» (Genesi 6,5), anche nella calda e pacifica nave di Noè, bene e male si scontrano. Del resto il grande Benedetto XVI, in tempi non lontani ricordava: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!». Sta di fatto che ognuno di noi, ha un granello di lievito di malizia, per dirla come San Paolo. Eppure anche se i corvi e le colombe, ci sono e lottano, l’arca arriva a destinazione e serve a Dio per salvare un resto della creazione. Un grande uomo di Dio, come Carlo Carretto, diceva: «Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porte della mia anima. No, non posso liberarmi di te. E poi, dove andrei? A costruirne un'altra? Sono abbastanza vecchio per capire che non sono migliore degli altri. No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una roccia così debole, perché ne fonderei un'altra su una pietra ancora più debole che sono io. In questo, Dio è veramente Dio, cioè l'unico capace di fare le “cose nuove”. Perché non m'importa che Lui faccia i cieli e la terra nuovi, è più necessario che faccia “nuovi” i nostri cuori. E questo è il lavoro di Cristo. E questo è l’ambiente divino della Chiesa». Un ambiente divino dove corvi e colombe fanno la guerra, anche se ne neanche i piccioni delle colombe sono così innocenti! La festa di domenica, ci ricordi che Chiesa siamo tutti noi.

Don Roberto Tomaino