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“Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre. è per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia come tem

Redazione · 8 anni fa

Papa Francesco ha voluto per la Chiesa un Giubileo straordinario della misericordia da iniziare l’8 dicembre 2015 e che terminerà il 20 novembre 2016.

La scelta di approfondire e vivere la misericordia attraverso un giubileo suggerisce di leggere la proposta in una dinamica radicalmente ecclesiale e sociale. D’altronde, tutti i Giubilei nella tradizione della Chiesa – se pur hanno messo a tema soprattutto il cammino di purificazione e conversione personale di ciascun fedele, in particolare attraverso la pratica delle indulgenze - sono stati caratterizzati da questa duplice e complementare dinamica che esprime la solidarietà cristiana, quale frutto della misericordia operante nel cuore del credente.

La Misericordia quale amore di Dio per l'uomo deve mettere in crisi ogni coscienza perché accolga in sé la carità di Cristo e con essa viva le molteplici relazioni con i fratelli.

La conversione che Gesù chiede ad ogni suo discepolo è prima di tutto ad un amore che si faccia carico della salvezza di quanti sono lontani, di coloro che sono giudicati abbandonati da Dio e senza più possibilità di un ritorno alla casa del Padre.

Occorre per questo che ognuno viva e sperimenti il perdono come grazia di Dio, liberandosi dalla mentalità degli scribi e dei farisei che ascrivevano al loro merito e alle loro capacità naturali l'osservanza della legge.

"Si avvicinarono a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: Costui riceve i peccatori e mangia con loro.

Allora Egli disse loro questa parabola: Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?

Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.

Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione" (Lc 15,1-7).

L'insegnamento di Gesù è invito a cambiare mente, a pensare e a volere secondo Dio, il quale desidera che ogni uomo arrivi alla conoscenza della verità e che entri nel possesso della salvezza.

Perché possiamo collaborare alla realizzazione della volontà salvifica universale di Dio, è necessario che ognuno riconosca nel suo cuore, e di questo ne faccia anche professione di fede, che siamo giustificati per gratuita misericordia divina, siamo redenti in virtù della morte e della risurrezione del Signore.

Vivere il proprio perdono e la riconciliazione con Dio come elargizione della bontà divina genera nell'uomo gratitudine, benedizione e ringraziamento al Padre che ci ha amati, al Figlio che ci ha redenti, allo Spirito che ci ha santificati.

Chi veramente vive la salvezza ha un cuore eucaristico come quello di Cristo: capace di riconoscenza eterna per il dono ricevuto; disponibile al sacrificio e all'oblazione di sè per la salvezza del mondo.

La prima offerta per la riconciliazione dei peccatori è la preghiera di chi è stato redento.

Ma il salvato dal Signore non si mette fuori della schiera, si comprende in essa e per questo prega la Madre sua celeste: "Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte".

Egli gioisce del perdono concesso agli altri, fa festa per il loro ingresso nella misericordia del Padre, rivivendo il suo.

Gioisce il Padre, devono gioire i figli: "Bisogna far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è ritornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". Di tanto è capace l'infinita ed eterna misericordia del Padre nostro celeste. Ancor più, chi davvero si è lasciato avvolgere dalla misericordia di Dio, dal suo amore, diviene solidale con chi è nel bisogno, vive di solidarietà cristiana. La solidarietà cristiana, difatti, è il volto visibile della carità, essa è partecipazione della sofferenza fisica, morale e spirituale di ogni uomo. Un tempo essa si chiamava "opera di misericordia corporale e spirituale". Con quanto fin qui detto, si vuole giustificare l’itinerario tematico degli incontri di catechesi sulla misericordia in chiave sociale per aiutare i fedeli a vivere un Giubileo quale evento esistenziale di autentica santificazione personale.

Don Tonino Fiozzo