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Psicologia e dintorni

Covid-19, Istruzione e Pil

Lia Pallone · 3 anni fa

Stiamo vivendo una pandemia globale che non si è riusciti a fermare come altre in passato (vedi peste suina, sars, ebola, ecc).Tutti, tranne i fanatici del “negazionismo”, temiamo ogni giorno che un nostro gesto ci tradisca, ci faccia perdere il controllo e il virus trovi buon abitare nel nostro corpo e in quello di chi incontriamo.
Il covid ha scoperchiato un pentolone di incertezze e timori personali, di falle culturali, sociali e sanitarie mentre il mondo dell'economia, imperterrito, fa i conti .
La scuola ad esempio, in tutto questo, avendo accumulato ritardi nella formazione del corpo docente sulla informatizzazione dei processi di insegnamento-apprendimento, si è ritrovata catapultata nella dimensione sconosciuta della didattica a distanza (Dad) senza che tanti fra i docenti avessero la minima cognizione delle nozioni di accesso alla multimedialità.
Ciò nonostante, la buona volontà dei singoli ha generato dei processi virtuosi di teledidattica richiedendo a volte il supporto anche di genitori appesantiti dal carico creatosi su loro, tuttavia, realizzando una rete di supporto alla continuità dei processi didattici nella integrazione delle competenze di ognuna delle parti.
Di contra, l'assenza di supporti tecnici e di risorse umane accanto a bambini, ragazzi e adolescenti ha, come già scritto, generato processi di alienazione e di isolamento dalla didattica e dalla socializzazione, nonché dalla “protezione” sociale che la scuola spesso assume, che resterà la ferita più profonda del lockdown scolastico.
Il senso umano di tutto questo, gli sforzi volti al recupero delle opportunità per tutti nonostante il caos intorno, l'attenzione protesa alla evasione burocratica di tutte le procedure scolastiche richieste comunque, e i tentativi di continuare a costruire reti, seppur invisibili, di sostegno alla sofferenza di situazioni di svantaggio socio culturale, …tutto questo lo troviamo condensato in un conteggio…il Pil (prodotto interno lordo) del quale sentiamo parlare ogni giorno nei telegiornali o, se siamo un po'più attenti, nelle rubriche di economia e finanza pubblica.
L'interruzione dei servizi educativi a causa della pandemia inciderà negativamente sull'economia globale del Paese stimata nell'1,5% del Pil globale, laddove inferiori livelli di istruzione genereranno più scadenti livelli di competenze e conseguente minore produttività nel mondo del lavoro. E' stato calcolato che per gli studenti tra i 6 ed i 18 anni il lockdown scolastico potrebbe tradursi in un minore guadagno di circa il 3% per le intere loro vite!
Nulla toglie che l'economia debba fare i conti con il presente e con un futuro già incerto di per sé, che la gestione politica di questa complessa situazione ha richiesto in Italia e nel mondo alti livelli di giudizio e di scientificità nel tenere in equilibrio la tutela della salute e la contestuale salute del sistema economico… ma ridurre ogni cosa alla fredda dimensione del profitto svela, ancora una volta, che gli “equilibri economici mondiali” contano più delle vite umane e ancor più dei morti che abbiamo contato fino ad oggi, rendendo manifeste altresì le disfunzioni di tutte le organizzazioni intergovernative a carattere internazionale che hanno come priorità “il mantenimento della pace, della sicurezza mondiale, lo sviluppo di relazioni amichevoli fra le nazioni, il perseguimento della cooperazione internazionale e l'armonizzazione delle varie azioni compiute a questi scopi…” .
Il predominio dell'economia nuda e cruda si riattesta nonostante la criticità del momento che chiama ognuno di noi all'espressione di valori solidi e di solidarietà che, tristemente, per il Pil non saranno mai così rilevanti e produttivi.