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Mater Ecclesiae

Su Maria non si dirà mai abbastanza

Don Giuseppe Fazio · 3 anni fa

San Luigi Maria Grignon de Montfort (1673-1716) riprendendo una tradizione che risaliva a san Bernardo da Clairvaux (1090-1153), nel “Trattato della vera devozione” (n.10), riporta l'espressione “De Maria nunquam satis” spiegandola con queste parole: «È giusto e doveroso ripetere con i santi: su Maria non si dirà mai abbastanza. Maria non è stata ancora abbastanza lodata, esaltata, onorata, amata e servita. Ella merita più lode, rispetto, amore e servizio». Tale aforisma quindi vuole essere un invito ad esplorare sempre più attentamente e profondamente la figura di Maria nell'insondabile ricchezza del mistero salvifico, e soprattutto nell'evento dell'incarnazione che le conferisce la dignità di Madre di Dio. Concorde con questa linea interpretativa è stato il mariologo G. Roschini che, nel 1941, se da un lato lamentava il fatto che diversi teologi avevano abusato del tradizionale detto mariologico attribuendo alla Vergine Maria ogni possibile perfezione, senza alcun limite, dall'altro avvertiva che tale aforisma poteva essere riferito a Maria in quanto Madre di Dio: «infatti tale dignità trascende il nostro intelletto, per quella certa infinità che le proviene dal bene infinito che è Dio, così che non potremo mai esaltarla quanto si conviene» (cf. Roschini G. M., Mariologia, I, Introductio in Mariologiam, Milano 1941, pp. 37-38).
Nel 1963, durante il Concilio Vaticano II, il teologo Laurentin orientava il discorso sulle due tendenze della mariologia allora in auge: quella cosiddetta massimalista e quella minimalista. Il Concilio, esortando i teologi “ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione” (Lumen Gentium 67) ha cercato di salvaguardare la dottrina e il culto mariano contenendolo da atteggiamenti massimalisti che esigevano di estendere alla Vergine Maria le prerogative di Cristo e tutti i carismi della Chiesa. É quindi doveroso tutelare, nella dottrina mariana, l'infinita differenza esistente fra la persona umana di Maria e la persona divina di Gesù. Analogamente, il Concilio ha esortato teologi ad “astenersi dalla grettezza di mente” (Lumen Gentium, 67), cioè dal pericolo del minimalismo tendente a ridurre e quasi a vanificare l'importanza di Maria nella storia della salvezza.
Il Concilio Vaticano II ci offre un criterio che permette di discernere l'autentica dottrina mariana: “Nella Chiesa, Maria occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi” (Lumen Gentium 54). Il posto più alto, dopo Cristo, nell'insondabile ricchezza del mistero salvifico; il posto più vicino a noi perché la nostra vita è profondamente influenzata dall'esempio e dall'intercessione di Maria. Quindi l'aforisma ci esorta a superare, in campo mariologico, ogni ingiustificato massimalismo e minimalismo.
Un approfondimento del “De Maria numquam satis” ce la offre il mariologo Stefano de Fiores nel suo libro “Maria Madre di Gesù” con queste parole: «La linea apofatica del mistero interessa Maria, in quanto è luogo e teatro dell'azione di Dio, che si rivela e insieme si nasconde in lei, si manifesta e nello stesso tempo si occulta» (De Fiores S., Maria Madre di Gesù, EDB, Bologna 1992, pp. 44). La teologia apofatica è il modo di pensare Dio e di parlarne per “viam negationis”: Dio si pone al di là di ogni cosa creata, per questo nessuna definizione può essere adeguata a Dio. Il De Fiores inoltre afferma che «le grandi cose (Lc 1,49) operate in lei partecipano del carattere paradossale dell'agire salvifico divino (cf. Sap 5,2), poiché uniscono aspetti contrastanti: maternità e verginità, bassezza ed innalzamento... Anche in Maria la salvezza si realizza in modo imprevedibile, che sfida la logica e i ragionamenti umani» (De Fiores, p. 45). Quindi la persona della Vergine Maria è avvolta dal mistero di Dio e provoca stupore nei teologi, nei contemplativi ma anche in tutto il popolo di Dio: tale mistero è manifestato soprattutto nella liturgia che coinvolge nel corso dell'anno la Madre di Gesù. «Ella partecipa all'economia del mistero, perché in lei si compie la promessa veterotestamentaria e si apre a Cristo l'epoca della nuova alleanza. A motivo delle grandi cose (Lc 1,49) operate in lei dal Dio potente e misericordioso, si è diffuso nella chiesa l'effato “de Maria nunquam satis”. Al di là dell'uso trionfalistico che se n'è fatto, questa intuizione percepisce Maria come luogo privilegiato dell'azione trinitaria e nodo relazionale che “riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede” (Lumen Gentium 65). Una teologia che pretendesse esaurire il discorso su Maria non terrebbe conto del mistero divino cui ella dice relazione» (De Fiores, p. 45).