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Mater Ecclesiae

Vita Mariaforme

Don Giuseppe Fazio · 3 anni fa

Per “vita mariaforme” s'intende una vita conforme alla volontà di Maria, fatta di continui atti di fede, pronti e gioiosi, conformi al Vangelo e orientati a rallegrare il cuore di Dio e della Vergine Maria. Esiste un breve trattato che riassume questa spiritualità mariana, il “De vita mariaeformis et mariana in Maria propter Mariam” del 1669, scritto da Michele di sant'Agostino (1621- 1684), sacerdote carmelitano fiammingo, alla luce dell'esperienza della terziaria carmelitana Maria Petyt (1623-1667). Ecco come Michele di sant'Agostino spiega la vita mariaforme: «È necessario che noi viviamo in maniera deiforme, cioè come piace al Signore, secondo le esigenze della sua divina volontà. Ma è altrettanto giusto che ci comportiamo in modo mariaforme, vale a dire secondo la volontà di Maria, Madre di Dio. Pertanto chi promette di esserle figlio devoto, farà in modo di esaminare sé stesso e le sue azioni per vedere se sono secondo il desiderio di Dio e della Madre amabile. Cercherà di avere in ogni cosa lo sguardo rivolto al Signore e a Lei. Prontamente e di buon animo eseguirà quanto avrà capito essere di loro gradimento ed eviterà accuratamente quello che a loro non piace» (De vita mariaeformis, capitolo 1, n. 2).
Nella vita mariaforme, l'anima del fedele vive alla presenza del Signore e della Vergine Maria, lasciandosi guidare, istruire, correggere e plasmare da Lei giorno dopo giorno, cercando tutto ciò che gli è gradito, imparando a rinnegare se stessa per compiere la volontà della Vergine Maria, così sarà pian piano trasformata in Lei e vivrà con Lei la gioia e l'esultanza del Magnificat: «sant'Ambrogio, vescovo di Milano, si augurava che lo Spirito di Maria abitasse in ciascuno di noi e diceva: "Sia in noi tutti l'anima di Maria: essa esalti il Signore in noi. Sia in noi tutti lo Spirito di Maria: esso si rallegri in noi nel Signore, nostra salvezza". E io aggiungo: sia in noi tutti lo Spirito della Vergine affinché possiamo vivere per Lui, abiti in noi e così sarà Lui a compiere le nostre azioni. Il suo Spirito sia il principio che regola la nostra esistenza» (De vita mariaeformis, capitolo 1, n. 5).
Tale spiritualità mariana, afferma chiaramente Michele nel suo Trattato, non ha come fine Maria ma Dio, infatti essendo Maria strettamente congiunta a Gesù Cristo, ci orienta totalmente a Lui, alla glorificazione di Dio: «Bisogna subito precisare che il nostro vivere e morire per Maria deve essere sempre indirizzato e ordinato a Dio. Lo stesso discorso vale anche per il culto e la venerazione dei Santi. La Vergine benedetta, infatti, è orientata unicamente a compiere il volere di Dio. Per tutta l'eternità la Madre amabile non fa altro che vivere per il Signore, per realizzare ciò che a Lui piace, per amarlo e glorificarlo. Chiunque perciò intenda vivere e morire per Maria, deve aprirsi sempre più al servizio di Dio, convergere a Lui. Non si può vivere e morire per Maria come se Lei fosse il nostro ultimo fine, o peggio ancora, quasi che noi, nella nostra devozione alla Vergine, ponessimo come scopo noi stessi o qualcosa che non è il Signore» (De vita mariaeformis, capitolo 5, nn. 1-2).
Paolo VI, il 24 aprile 1970, nel santuario mariano di Bonaria (Cagliari) affermò con chiarezza che se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani: «Vogliamo essere cristiani, cioè imitatori di Cristo? Guardiamo a Maria; ella è la figura più perfetta della somiglianza a Cristo. Ella è il “tipo”. Ella è l'immagine che meglio d'ogni altra rispecchia il Signore; è, come dice il Concilio, “l'eccellentissimo modello nella fede e nella carità” (Lumen gentium, 53, 65, etc.). Com'è dolce come è consolante avere Maria, la sua immagine, il suo ricordo, la sua dolcezza, la sua umiltà e la sua purezza, la sua grandezza davanti a noi, che vogliamo camminare dietro i passi del Signore; com'è vicino a noi il Vangelo nella virtù che Maria personifica e irradia con umano e sovrumano splendore».
In questo tempo di quaresima ricordiamo spesso le parole di Cristo morente: “Ecco la tua madre!” (Gv 19,27). Nel testamento d'amore di Gesù c'è questa verità che riguarda tutti i discepoli del Signore, che per essere tali dovrebbero accogliere Maria nella propria vita come madre, vivendo intimamente legati a Lei per diventare veri testimoni dell'amore di Cristo. Giovanni Paolo II scriveva: «“Ecco la tua madre!” Gesù rivolge queste parole a ciascuno di voi, cari amici. Anche a voi chiede di prendere Maria come madre “nella vostra casa”, di accoglierla “tra i vostri beni”, perché è Lei che, svolgendo il suo ministero materno, vi educa e vi modella fino a che Cristo non sia formato in voi pienamente» (Giovanni Paolo II, XVIII Giornata Mondiale della Gioventù, Omelia del 13 aprile 2003). Il Concilio Vaticano II nella “Lumen gentium” al numero 67, infatti afferma chiaramente che la vera devozione alla Vergine Maria ci avvicina sempre a Gesù e «non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vaga credulità, ma procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all'imitazione delle sue virtù». La Vergine Maria ci insegna ad aprirci all'azione di Dio, per guardare la realtà e il prossimo come li guarda Lui quindi con misericordia, con amore, con tenerezza infinita, ricordando sempre, come dice san Paolo, «dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia» (Rm 5,20).
In sintesi possiamo fare nostre le parole di S. Luigi Maria Grignon de Montfort nel “Trattato della vera devozione” al numero 220: i cristiani che «hanno trovato l'eccellente stampo di Maria, nel quale Gesù Cristo è stato formato in modo naturale e divino, non contando sulla propria accortezza, ma solo sulla bontà dello stampo, si gettano o si perdono in Maria, per divenire una copia al naturale di Gesù Cristo».