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(Dia)logos

Nel nome della Croce: la Pietà dell'accoglienza

Francesco Polopoli · 3 anni fa

Il nome evoca La Pietà per antonomasia, quella michelangiolesca, anche se questo soggetto, ad onor del vero, è molto popolare nelle arti figurative:

La Pietà di Michelangelo (scultura)
La Pietà di Tiziano (pittura)
La Pietà di El Greco (pittura)
La Pietà di Jusepe de Ribera Napoli (pittura)
La Pietà di Jusepe de Ribera Madrid (pittura)
La Pietà di Daniele Crespi (pittura)
Il Cristo morto sostenuto da due angeli, noto altresì come Pietà, di Marco Palmezzano (pittura)
La Pietà di Pieter Paul Rubens (pittura)
La Pietà di Nouans di Jean Fouquest (pittura)
La Pietà di Giovanni Andrea Ansaldo (pittura)
La Pietà di Antonello Gagini (scultura)
La Pietà di Michele Tripisciano (scultura in gesso)
La Pietà del Gagini (scultura)

Tuttavia, per tanti di noi è la Vergine Maria vestita, che stringe tra le braccia il Cristo morto, insomma, quella che si vede al di qua di una parete di cristallo a San Pietro in Vaticano; la stessa che porta l'autografo dell'artista: “Michealangelvs Bonarotvs florentinvs faciebat”, ovvero: “lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti”. Un gruppo scultoreo lirico come lirico è il corpus delle Rime che questo grande uomo ha donato alla posterità: dal Cinquecento all'immortalità in un nome che non muore, il suo! Nel sonetto di seguito riportato è la Croce ad accoglierci con lo stesso atteggiamento di pietà: il sonetto è apparentemente dissonante, perché le idee stanno lì, convulse, da sempre (quasi ne fosse la regola!), nella fucina di questo pensatore. I dissidi spaccano per aprire ferite e feritoie: è il grembo di un'arte pulsante di un cor inquietum, questo è Michelangelo! Particolari,nel componimento, le riprese dantesche, in un momento in cui si celebra l'anniversario del sommo Poeta persino tra le righe dei suoi versi scultorei:
v. 3. si varca: si passa (cfr. Dante, Purg., XIX, 43 e Par., II, 3).
v. 12 né pinger … quieti: ripresa dantesca, cfr. Purg., XVII, 127-128.

Giunto è già 'l corso della vita mia,
con tempestoso mar, per fragil barca,
al comun porto, ov'a render si varca
conto e ragion d'ogni opra trista e pia.

Onde l'affettüosa fantasia
che l'arte mi fece idol e monarca
conosco or ben com'era d'error carca
e quel c'a mal suo grado ogn'uom desia.

Gli amorosi pensier, già vani e lieti,
che fien or, s'a duo morte m'avvicino?
D'una so 'l certo, e l'altra mi minaccia.

Né pinger né scolpir fie più che quieti
l'anima, volta a quell'amor divino
c'aperse, a prender noi, 'n croce le braccia.



Parafrasi:
Il viaggio della mia vita condotto
su un mare burrascoso e su una fragile barca
sta per giungere in quel comune porto dove si passa
per rendere conto e ragione di ogni opera, cattiva e buona.

Per cui la seducente fantasia,
che ha reso per me l'arte “idolo e regina”,
ora vedo distintamente quanto fosse sbagliata
e conosco bene ciò che l'uomo desidera a proprio danno.

I miei pensieri appassionati, da sempre vanitosi e leggeri,
cosa saranno ora che mi avvicino a due morti (del corpo e dell'anima)?
Di una sono sicuro (del corpo), l'altra (dell'anima) mi minaccia.

Né il dipingere, né lo scolpire potranno più consolare l'anima,
rivolta all'amore divino che ci aprì, sulla croce,
le braccia per accoglierci (per salvarci).