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Mater Ecclesiae

"Anche a te una spada trafiggera' l'anima" (Lc 2,35)

Don Giuseppe Fazio · 3 anni fa

Il Concilio Vaticano II afferma con chiarezza che la madre di Gesù «avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla Croce» (Lumen Gentium, 58). Papa Giovanni Paolo II nell'enciclica “Redemptoris Mater” (1987) dedica otto paragrafi (dal 12 al 19) al cammino di fede percorso dalla Vergine Maria. Utilizzando le parole di san Giovanni della Croce il Papa parla di una «fatica del cuore» di una «sorta di notte della fede tra oscurità e prove» vissute dalla madre di Gesù (n. 17). La profezia di Simeone, che si rivolge direttamente alla santa Vergine, è anche segno del suo cammino di fede: «Egli [il Bambino Gesù] è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima» (Lc 2,34). La “Redemptoris Mater” al nr. 14 afferma: «Credere vuol dire 'abbandonarsi' alla verità stessa della parola del Dio vivo, sapendo e riconoscendo umilmente 'quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie' (Rm 11,33). Maria, che per l'eterna volontà dell'Altissimo si è trovata, per cosi dire, al centro stesso di quelle 'inaccessibili vie' e di quegli 'imperscrutabili giudizi' di Dio, vi si conforma nella penombra della fede, accettando pienamente e con cuore aperto tutto ciò che è disposto nel disegno divino». Al nr. 16 papa Giovanni Paolo II descrive le parole di Simeone «come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell'incomprensione e nel dolore. Se un tale annuncio, da una parte, conferma la sua fede nell'adempimento delle divine promesse della salvezza, dall'altra le rivela anche che dovrà vivere la sua obbedienza di fede nella sofferenza a fianco del Salvatore sofferente, e che la sua maternità sarà oscura e dolorosa».
La “spada” in Lc 2,35 quindi cosa rappresenta? Nella lettera agli Efesini di san Paolo c'è un chiaro riferimento alla “spada” intesa come “Parola di Dio”, che si identifica con la Parola di Gesù: «Prendete anche ... la spada dello Spirito cioè la Parola di Dio» (Ef 6,17). Inoltre in Ebrei 4,12 l'autore descrive l'azione della Parola di Dio che agisce come una spada: «La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore». Anche nei carmi del profeta Isaia è presentato il servo sofferente del Signore come un profeta la cui bocca è come una «spada tagliente» e nel libro dell'Apocalisse tale immagine ritorna con riferimento a Cristo: «nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza» (Is 42,6). Quindi la Parola di Gesù simboleggiata dalla spada, comporta degli effetti per tutto Israele come popolo e anche per Maria.
Quando Gesù predisse la sua passione (cf. Mc 9,32; Mt 17,23; Lc 9,45; 18,34), tutti gli apostoli rimasero contristati, inoltre sul calvario, i passanti, i sacerdoti, gli scribi, gli anziani, i soldati e uno dei ladri condannati alla stessa pena sfidavano il Cristo a discendere dalla croce (cf. Mc 15,29-34; Mt 27,39-44; Lc 23,35-37.39). Il piano del Padre passa necessariamente attraverso la mansuetudine, l'umiliazione, la croce di Gesù. Anche la Vergine Maria dovrà confrontarsi con la Parola del Figlio, misticamente significa dalla “spada” e la sua anima ne sarà profondamente penetrata. Sappiamo infatti che Maria accoglieva e custodiva i fatti e le parole di Gesù nel suo cuore (cf. Lc 2,19.51; 11,27-28). Quindi Lei era continuamente protesa ad approfondire il senso di quanto Gesù diceva e operava affidandosi docilmente a Lui. La Vergine Maria, da Madre, si converte in discepola del Figlio lasciandosi plasmare totalmente dalla sua Parola: «Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9,23). Pertanto le parole di Simeone «anche a te una spada trafiggerà l'anima» (Lc 2,35) indicano «l'intera sua condivisione di sentimenti e di sofferenze inerenti alla difficile e dolorosa sorte di Gesù, che raggiunge il suo punto supremo sulla croce» (A. Valentini, Maria secondo le Scritture, EDB, p. 188). La Vergine Maria unita profondamente a Gesù condivide con Lui le sofferenze della passione, della crocifissione e del suo martirio. San Bernardo in un discorso riportato nell'Ufficio della Liturgia delle Ore del 15 settembre, memoria della Beata Vergine Maria addolorata, afferma: «Il martirio della Vergine viene celebrato tanto nella profezia di Simeone, quanto nella storia stessa della passione del Signore. Egli è posto, dice del bambino Gesù il santo vegliardo, quale segno di contraddizione, e una spada, dice poi rivolgendosi a Maria, trapasserà la tua stessa anima (cf. Lc 2,34-35). Una spada ha trapassato veramente la tua anima, o santa Madre nostra! Del resto non avrebbe raggiunto la carne del Figlio se non passando per l'anima della Madre. Certamente dopo che il tuo Gesù, che era di tutti, ma specialmente tuo, era ispirato, la lancia crudele, non poté arrivare alla sua anima. Quando, infatti, non rispettando neppure la sua morte, gli aprì il costato, ormai non poteva più recare alcun danno al Figlio tuo. Ma a te sì. A te trapassò l'anima. L'anima di lui non era più là, ma la tua non se ne poteva assolutamente staccare. Perciò la forza del dolore trapassò la tua anima, e così non senza ragione ti possiamo chiamare più che martire, perché in te la partecipazione alla passione del Figlio, supererò di molto, nell'intensità, le sofferenze fisiche del martirio.
Non fu forse per te più che una spada quella parola che davvero trapassò l'anima ed arrivò fino a dividere anima e spirito? Ti fu detto infatti: "Donna, ecco il tuo figlio" (Gv 19,26). Quale scambio! Ti viene dato Giovanni al posto di Gesù, il servo al posto del Signore, il discepolo al posto del maestro, il figlio di Zebedeo al posto del Figlio di Dio, un semplice uomo al posto del Dio vero. Come l'ascolto di queste parole non avrebbe trapassato la tua anima tanto sensibile, quando il solo ricordo riesce a spezzare anche i nostri cuori, che pure sono di pietra e di ferro? Non meravigliatevi, o fratelli, quando si dice che Maria è stata martire nello spirito. Si meravigli piuttosto colui che non ricorda d'aver sentito Paolo includere tra le più grandi colpe dei pagani che essi furono privi di affetto. Questa colpa è stata ben lontana dal cuore di Maria, e sia ben lontana anche da quello dei suoi umili devoti. Qualcuno potrebbe forse obiettare: Ma non sapeva essa in antecedenza che Gesù sarebbe morto? Certo. Non era forse certa che sarebbe ben presto risorto? Senza dubbio e con la più ferma fiducia. E nonostante ciò soffrì quando fu crocifisso? Sicuramente e in modo veramente terribile. Del resto chi sei mai tu, fratello, e quale strano genere di sapienza è il tuo, se ti meravigli della solidarietà nel dolore della Madre col Figlio, più che del dolore del Figlio stesso di Maria? Egli ha potuto morire anche nel corpo, e questa non ha potuto morire con lui nel suo cuore? Nel Figlio operò l'amore superiore a ogni altro amore. Nella Madre operò l'amore, al quale dopo quello di Cristo nessuno altro amore si può paragonare» (Disc. nella domenica fra l'ottava dell'Assunzione 14-15; Opera omnia, ed. Cisterc. 5 [1968] 273-274).