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Mater Ecclesiae

Maria, Arca della Nuova Alleanza

Don Giuseppe Fazio · 3 anni fa

L'Arca dell'Alleanza, descritta dettagliatamente nel libro dell'Esodo (cf. Es 25,10-22; 37,1-9), era una cassa di legno d'acacia con un coperchio d'oro, utilizzata per custodire le Tavole della Legge date da Dio a Mosè sul monte Sinai. Essa costituiva il segno visibile della presenza divina in mezzo al popolo di Israele: «Faranno dunque un'arca di legno d'acacia; la sua lunghezza sarà di due cubiti e mezzo, la sua larghezza di un cubito e mezzo e la sua altezza di un cubito e mezzo. La rivestirai d'oro puro; la rivestirai così, sia dentro che fuori; le farai al di sopra una ghirlanda d'oro, che giri intorno. Fonderai per essa quattro anelli d'oro, che metterai ai suoi quattro piedi: due anelli da un lato e due anelli dall'altro lato. Farai anche delle stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro. Farai passare le stanghe negli anelli ai lati dell'arca, perché servono a portarla. Le stanghe rimarranno negli anelli dell'arca e non ne saranno sfilate. Poi metterai nell'arca la testimonianza che ti darò. Farai anche un propiziatorio d'oro puro; la sua lunghezza sarà di due cubiti e mezzo e la sua larghezza di un cubito e mezzo. Farai due cherubini d'oro; li farai lavorati al martello, alle due estremità del propiziatorio; Fa' un cherubino per una delle estremità e un cherubino per l'altra; farete in modo che questi cherubini escano dal propiziatorio alle due estremità. I cherubini avranno le ali spiegate in alto, in modo da coprire il propiziatorio con le loro ali; avranno la faccia rivolta l'uno verso l'altro; le facce dei cherubini saranno rivolte verso il propiziatorio. Metterai il propiziatorio in alto, sopra l'arca; e nell'arca metterai la testimonianza che ti darò. Lì io mi incontrerò con te; dal propiziatorio, fra i due cherubini che sono sull'arca della testimonianza, ti comunicherò tutti gli ordini che avrò da darti per i figli d'Israele» (Esodo 25,10-22). Le dimensioni dell'arca erano di due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza e altezza, ovvero circa 110×66×66 cm. Ai lati erano fissate, con quattro anelli d'oro, due stanghe di legno dorato, con le quali l'arca veniva sollevata quando la si trasportava. All'interno della cassa sarebbero state conservate le Tavole della Legge (cf. Dt 10,1-5), un vaso contenente una piccola quantità di manna raccolta da Aronne (cf. Es 16,33-34; cf. Eb 9,4) e la verga fiorita d'Aronne (cf. Num 17,25). L'Arca d'Israele era di legno e placcata d'oro all'interno e all'esterno. L'oro e il legno presso il popolo d'Israele simboleggiavano l'unione della divinità con l'umanità.
«L'arca placcata oro all'interno e all'esterno è simbolo della Vergine Maria, la santa madre di Dio: al di fuori significava l'impassibilità di Maria, lontana da ogni impurità; l'oro all'interno indicava lo Spirito Santo, che doveva abitare nel suo intimo […]. Romano il Melode riferendosi alla Vergine Maria la definiva come l'Arca dell'Alleanza che dentro di sé porta Dio stesso» (G. Ravasi, L'albero di Maria, San Paolo, Cinisello Balsamo 1993, p. 69).
Nel pellegrinaggio verso Gerusalemme descritto in 2 Samuele 6, l'arca rivela la sua sacralità in quanto invalicabile ai profani e accessibile solo ai sacerdoti. Infatti Uzzà, vedendola traballare sul carro, la sorresse con la mano e venne fulminato sull'istante (cf. 2 Sam 6,6-7). si tratta in questo caso di una delle rappresentazioni simboliche della trascendenza intangibile di Dio, della rivelazione del “tremendum” insito nella maestà divina. Davide reagì con un'esclamazione stupita: «Come potrà venire da me l'arca di JHWH?» (2 Sam 6,9). Così la fece sostare tre mesi in casa di un certo Obed-Edom di Gat (cf. 2 Sam 6,10). Dopo questo periodo vi fu la solenne transazione a Gerusalemme con tripudi e a suon di tromba mentre Davide danzava davanti all'Arca con tutte le sue forze (cf. 2 Sam 6,14-15).
Il famosissimo mariologo Renè Laurentin ha identificato all'interno del racconto della visita di Maria a Elisabetta un ricalco del racconto della traslazione dell'arca a Sion. Tutto il viaggio dell'arca e di Maria è ambientato nella regione di Giuda (cf. 2 Sam 6, 2; Lc 1,39) ed è aperto dai verbi di “alzare e partire” (cf. 2 Sam 6,2; Lc 1,39); in entrambi i racconti di introducono manifestazioni di gioia, a Sion (v.12) e per Elisabetta e il bimbo (cf. Lc 1,44), mentre ai salti di gioia del re (cf. 2 Sam 6,14) fanno da riscontro quelli di Giovanni nel grembo di Elisabetta (cf. Lc 1,44); al grido di tripudio di Israele (cf. 2 Sam 6,15) fa eco quello di Elisabetta davanti a Maria (cf. Lc 1,42); l'arca viene fatta salire nella città di Davide (cf. 2 Sam 6,12), come Maria che sale alla montagna, nella casa di Zaccaria (cf. Lc 1,40). Poi c'è un parallelismo significativo tra le due esclamazioni, quella di Davide di fronte all'arca: «Come potrà venire da me l'arca di JHWH?» (2 Sam 6,9), e quella di Elisabetta di fronte a Maria: «A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1,43). E' questo il centro della comparazione tra l'Arca dell'Alleanza, sede della presenza di Dio, e Maria, sede in Cristo della perfetta presenza divina in mezzo agli uomini. Significativa è anche la nota cronologica del soggiorno: tre mesi sia per l'arca in casa di Obed-Edom (cf. 2 Sam 6,11) sia per Maria in casa di Zaccaria (cf. Lc 1,56). Quindi Luca, partendo dal testo di 2 Sam 6 vede Maria come l'Arca della Nuova Alleanza in cammino. Gesù sale in lei e con lei verso Gerusalemme, percorrendo quella “lunga marcia” verso Gerusalemme che costituisce l'asse strutturale del vangelo di Luca (cf. Lc 9,51-19,28). «Maria è il luogo privilegiato dell'epifania di Dio, in lei ci viene mostrato e offerto il Salvatore del mondo». (Ravasi, L'Albero di Maria, p. 73).