·

Mater Ecclesiae

Figlia di Sion

Don Giuseppe Fazio · 2 anni fa

Sion in origine era la rocca della città di Gerusalemme che sorgeva sul lato orientale della città. Essa fu espugnata da Davide che vi fece costruire la sua reggia, per cui Gerusalemme-Sion venne chiamata “Città di Davide” e anche detta “dimora di YHWH” poiché Davide vi trasportò l'Arca dell'Alleanza. Dopo la morte di Davide, Salomone costruì il complesso del tempio, trasferendovi l'Arca. Da allora col nome “Sion” venne designato il monte del tempio e in seguito passò ad indicare non solo tutta Gerusalemme ma anche tutto Israele (cf. Serra A., Miryam figlia di Sion. La donna di Nazaret e il femminile a partire dal giudaismo antico, Paoline, Milano 1997).
Sion è anche “città madre”, è come un grembo materno: là si è nati, in essa ci sono le nostre sorgenti (cf. Sal 87), là si trova pace, sicurezza, nutrimento, calore, tenerezza; è come un paradiso terrestre in cui scorrono acque dissentanti (cf. Ez 47,2-12). Come una madre protegge e contiene in sé il figlio, così Sion contiene e protegge in sé il suo fedele, rigenerandolo dagli assalti del male: babilonese: «Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate. Sfavillate di gioia con essa voi tutti che avete partecipato al suo lutto. Così succhierete al suo petto e vi sazierete delle sue consolazioni; succhierete, deliziandovi, all'abbondanza del suo seno. Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati» (Is 66,10-11.13). Dal punto di vista teologico Sion è il luogo mistico in cui si incontrano cielo e terra e nel quale si apre un canale di comunicazione con il divino (cf. Eb 12,22). Il monte Sion ha un potere di attrazione per tutti i popoli della terra perché in esso risiede la santa dimora dell'Altissimo: «Chiameranno Gerusalemme trono di YHWH; tutti i popoli vi si raduneranno» (Ger 3,17). Quindi verso Gerusalemme, al cui centro si erge il monte Sion, si svolge un pellegrinaggio universale descritto dai canti dei pellegrinaggi presenti nei salmi 46, 48, 84, 87 (cf. Ravasi G., L'albero di Maria, San Paolo, Cinisello Balsamo 1993, pp. 74-83).
Anche l'espressione “Figlia di Sion” è indicativa dell'intero popolo e della terra stessa di Israele, infatti i libri profetici in genere designano una città col suo nome proprio, preceduto da “figlia di”, e tale designazione indica spesso anche i suoi abitanti. Nel libro del profeta Gioele è scritto: «Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Re d'Israele è YHWH in mezzo a te, YHWH tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente. Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà col suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia come nei giorni di festa» (Gl 3,14-18). La locuzione “in mezzo” indica il grembo, le viscere della figlia di Sion, che è sede di Dio: segno della presenza di Dio nel tempio e nella casa dinastica davidica (cf. 1 Re 8; 2 Sam 7).
Nella vergine Maria si intravede l'icona di Sion perché sede della più alta presenza di Dio nel Figlio Gesù e nello stesso tempo è la creatura ideale, modello per tutte le altre creature. Tutto l'arco delle relazioni d'amore tra YHWH e Sion nell'Antico Testamento può essere applicato anche a Maria. Maria è per eccellenza la “figlia di Sion” perché in lei la Parola divina si fa carne. L'inno Akatistos presenta la vergine Maria come il tempio del monte Sion, sede dell'Arca dell'Alleanza e della “Shekinah” (presenza divina): «Osannando al tuo parto, tutti ti inneggiano quale tempio vivente, o madre di Dio! Quel Signore che nella tua mano tutto sorregge, quando discese nel tuo seno, ti rese santa e gloriosa e a tutti insegnò il canto: Rallegrati, o tenda di Dio e del suo Verbo, santa più eccelsa dei santi, arca d'oro dello Spirito, tesoro inesauribile di vita! Rallegrati, o diadema prezioso di re santi, vanto e venerazione di pii sacerdoti, torre incrollabile della Chiesa» (23ma stanza dell'Inno).
Quindi con il nome del monte Sion e del suo tempio si può designare la vergine Maria, che realizza pienamente la profezia di Isaia: «Alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore sarà elevato sulla cima dei monti». Donando all'Unigenito di Dio il suo grembo santo, per la dignità della sua elezione ha superato quella di tutti i santi (Is 2,2).