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Cultura e Società

Dissesto “congelato” fino al 9 aprile. Attese e sfide di un mese e poco più di “purgatorio”

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Dissesto “congelato” fino al 9 aprile. Attese e sfide di un mese e poco più di “purgatorio” “Un primo risultato importante per la città”. Così il Sindaco Gianni Speranza ha accolto la notizia arrivata nel primo pomeriggio di mercoledì scorso: per Lamezia niente dissesto, almeno per ora, tutto rinviato al 9 aprile. E’bene riepilogare quali sono state le tappe che aprono quella che potremmo definire una fase di “purgatorio”, in attesa della sentenza definitiva del 9 aprile. Il 20 gennaio scorso, una deliberazione della sezione regionale della Corte dei Conti intimava al Comune di aprire la procedura per la dichiarazione del dissesto finanziario. A questa, come prevede la legge, è seguita la diffida prefettizia, l’atto con cui il prefetto intima al consiglio comunale di approvare la deliberazione del dissesto entro 20 giorni, pena la nomina del commissario ad acta per dichiarare dissesto e scioglimento del consiglio comunale.

L’amministrazione comunale, che già a dicembre scorso aveva intrapreso una dura battaglia contro le posizioni dell’organismo contabile, ha presentato ricorso presso le Sezioni riunite della Corte dei conti in speciale composizione di Roma, sia contro la deliberazione della sezione calabrese della Corte e sia presso il Tar Calabria in relazione alla comunicazione del prefetto. A difendere il Comune, il prof. Avv. Beniamino Caravita di Toritto e il Prof. Avv. Ettore Jorio.

Di conseguenza, il Sindaco ha premuto perché il consiglio non dichiarasse il dissesto, come previsto dalla legge, che avrebbe vanificato lo sforzo dei due legali. E il prefetto di Catanzaro Raffaele Cannizzaro si è mostrato “paziente”, non procedendo allo scioglimento del consiglio comunale e aspettando la decisione dea26 febbraio. Decisione che è stata una parziale vittoria per l’amministrazione: la corte romana ha deciso che il ricorso è ammissibile e ha bloccato la diffida prefettizia, cioè l’atto che imponeva al consiglio la dichiarazione di dissesto pena lo scioglimento.

Nel merito del ricorso, vale a dire se effettivamente i conti del comune di Lamezia Terme sono tali da giustificare il default finanziario, la Corte deciderà il 9 aprile. Solo allora Speranza e la sua giunta potranno dire di aver vinto la loro buona battaglia.

Intanto, in questo mese, due sono le strade che amministrazione e consiglio hanno davanti. Proseguire nello standby in attesa della decisione della corte romana o rimettere mano ai temi “normali” della politica cittadina che sono questioni cruciali: dalla collocazione dei 28 alloggi per i nuclei familiari rom – per i quali il comune ha beneficiato di finanziamenti europei che rischia di perdere se la tabella di marcia non sarà rispettata - e il piano strutturale comunale che, se non approvato dai consiglieri comunali lametini, sarà disegnato da un commissario regionale.

Dall’altro c’è la volontà di prendere tempo non solo perché la spada di Damocle del dissesto incombe ancora, ma anche perché gli equilibri politici sono fragili, il Sindaco non ha una maggioranza in consiglio comunale e anche nella minoranza non si intravede una chiara prospettiva in vista delle prossime elezioni amministrative. Si fanno nomi di candidati papabili ma, proprio perché siamo su una rivista diocesana, conviene dire che è facile “entrare papi e uscire cardinali”.

Insomma un mese di attesa, con una sola certezza: si andrà a votare nel 2015, probabilmente a maggio. Poiché il sindaco non si è dimesso né il consiglio è stato sciolto entro il 24 febbraio, l’appuntamento elettorale per la città passa al prossimo anno. Un anno di campagna elettorale si apre forse mai in questa occasione con tante incognite e tanta sfiducia dei cittadini verso la politica, un elemento comune in tutta Italia ma che si avverte in particolare in realtà come la nostra, dove c’è lo scoraggiamento di risposte attese per tanti anni e puntualmente mancate. Non è solo un mese di attesa ma un anno: un anno in cui intercettare le domande della città e trovare le soluzioni da proporre per essere credibili, per mostrare di avere una reale proposta di sviluppo per la città.

C’è un anno tempo ma serve partire ora.