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Liturgia

Riflessione sulla Liturgia della Prima Domenica di Quaresima

Paolo Emanuele · 10 anni fa

In questa prima domenica di Quaresima la Liturgia sviluppa la meditazione sul peccato e sulla morte: nella seconda Lettura, tratta dalla Lettera ai Romani, l’Apostolo attesta che “Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (5,12). In questo importante testo paolino, che parla del peccato originale e della peccaminosità ereditata dall’iniziale caduta, è chiara la relazione tra “uno” e “tutti”, tra Adamo e l’umanità. Il primo peccato della storia, il peccato originale, si inscrive nel mistero stesso dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. Il Libro della Genesi mostra come proprio sulla base della primordiale elevazione dell’uomo, creato da Dio maschio e femmina, venga sperimentato per la prima volta il cattivo uso della libertà. Entrambi, la donna e l’uomo, come ci riporta la prima lettura di questa domenica, cedono alla tentazione e si ribellano al piano divino. è importante, a questo riguardo, mettere in luce non soltanto ciò che essi fanno, ma anche perché lo fanno.

Il tentatore agisce anzitutto in modo che ambedue trasgrediscano il comandamento loro assegnato dal Creatore nel paradiso terrestre con la manifesta coscienza di agire contro la volontà di Dio. Il serpente insinua in loro questo pensiero: “Dio sa che, quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male” (Gn 3,5). Il primo peccato non è stato commesso soltanto andando contro la volontà del Creatore, ma, anche, con la chiara intenzione di appropriarsi di ciò che appartiene unicamente a Dio stesso. Infatti in Lui si fonda la distinzione tra ciò che è buono e ciò che è cattivo. Egli stesso, supremo Legislatore, è la fonte di tutto l’ordine morale. Il tentatore, invece, rinnega questa verità, questo fondamentale principio di ragione e di fede, e cerca di instillare nei progenitori la propria ribellione. Purtroppo, riesce nel suo malvagio intento, suggerendo indirettamente ad Adamo ed Eva: sarete voi stessi a decidere ciò che è bene e ciò che è male; sarete come Dio! Il peccato è entrato nel mondo a causa di una disobbedienza: la disobbedienza dei nostri progenitori, divenuta retaggio di tutti gli uomini, ha propagato la morte all’intera umanità: “Per la caduta di uno solo la morte ha regnato... Per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori” (Rm 5,17.19), perdendo così la giustizia originale. Ma Cristo, quale nuovo Adamo, viene a ristabilire ogni cosa, grazie a Lui viene operata la giustificazione: “Per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita... Per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti” (Rm 5,18-19). Cristo viene nel mondo ed inizia la sua missione messianica come servo di Jahvè. Si fa “obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8), per superare quella disubbidienza dell’inizio e tutte le conseguenze che essa ha avuto nella storia dell’uomo sulla terra. La sovrabbondanza della grazia, che vince il potere del peccato, perciò, si realizza grazie all’opera di Cristo, obbediente fino alla morte di croce. All’inizio della Quaresima la Liturgia mette in luce come l’obbedienza di Cristo sia presente fin dai primi momenti della sua missione messianica quando, dopo il battesimo nel Giordano e la consacrazione dello Spirito Santo, Egli, mosso dal medesimo Spirito, va nel deserto e intraprende il digiuno di quaranta giorni. Al termine di tale periodo di solitudine Satana tenta il Signore, come una volta aveva tentato i progenitori nel paradiso terrestre.Cristo, il nuovo Adamo, venuto nel mondo per redimere il peccato del primo Adamo, vince la tentazione, che nell’esistenza umana è la via che conduce al peccato. Egli sconfigge il tentatore e termina la tua lotta con queste parole che il Vangelo di questa domenica ci riporta: “Vattene, Satana! Sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto" (Mt 4,10). Queste parole sono anche un preannunzio della sua definitiva vittoria sul peccato e sulla morte. Il tentatore “è peccatore fin da principio” (1Gv 3,8) e non cessa di essere “padre della menzogna” (Gv 8,44). Il peccato spunta proprio da qui: dalla menzogna, dalla falsificazione della verità per condurre alla disobbedienza. Proprio come è accaduto ai nostri progenitori che indotti dal tentatore a non credere alla verità che il Signore Dio aveva loro detto “ morire se ne mangiate…”, e alla disobbedienza al Creatore, innestando nel loro animo il suo “non servirò”. “Non servirò” vuol dire: non accetto Dio come sorgente della verità e del bene nel mondo creato. Io stesso voglio decidere, come Dio, del bene e del male. è proprio qui che è racchiuso, in germe, tutto ciò che si può dire della sostanza del peccato. Ciò che Satana tentò di fare anche con Cristo Signore, ma non riuscì. Fissando da oggi lo sguardo della mente sul mistero che l’odierna Liturgia ci presenta, facciamo nostra l’invocazione del Salmista: “Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo” (50,12). Possa davvero il Signore purificare il nostro spirito durante l’itinerario quaresimale, affinché giungiamo a celebrare con cuore ed animo rinnovati la grande festa della Pasqua.

Don Tonino Fiozzo