“Don Saverio, un grande uomo, un cristiano impegnato, un sacerdote profetico e attrattivo”.  Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi, nella celebrazione eucaristica per il quarantesimo anniversario della morte di don Saverio Gatti, un sacerdote che ha segnato la storia della Chiesa e della comunità lametina, formatore e punto di riferimento per tante generazioni, promotore dello scoutismo nella comunità dell’allora Nicastro. Una celebrazione che ha visto una grande partecipazione di fedeli, di tanti che hanno conosciuto don Saverio e condiviso il suo cammino e il suo impegno nella chiesa e nella comunità lametina.

“Grande carisma per i giovani con una visione prospettica, un solido ancoraggio nella storia e un grande slancio verso il futuro, capace di compiere scelte che non sempre venivano immediatamente capite”, sono i tratti del sacerdote lametino ricordate dal vescovo Parisi che ha rimarcato come “nella storia umana possiamo distinguere le “storielle”, quelle che vengono consumate subito e magari hanno un successo immediato ed effimero, e la “storia”, quella che ha già dentro di sé la parvenza del futuro, segnata da una visione che abbraccia, passato, presente e futuro. Questa storia chiama gli uomini alla corresponsabilità, al dovere di compiere scelte libere, a buttare semi nella storia. Questa storia spesso la si comprende solo dopo tanti anni”.

Commentando il brano evangelico proposto dalla liturgia, Parisi ha colto nella relazione tra Gesù e il cieco “una relazione di umanità. Gesù prende per mano l’uomo cieco e instaura con lui un rapporto a tu per tu. Quell’uomo, toccato da Gesù che gli mette la saliva sugli occhi, viene “ri-creato”, cioè creato in una dimensione di novità assoluta. Gesù non si accontenta di dare a quell’uomo la possibilità di vedere, ma vuole che quegli occhi possano acquistare lo sguardo della fede, lo sguardo rinnovatore di Dio sulla realtà”.

Il vescovo di Lamezia sottolinea un aspetto della vita di don Saverio, quello di “un’umanità che vuole relazionarsi all’altro, non lo guarda attraverso il plexiglas, ma va con l’altro, lo tocca lì dove c’è il problema e lì lo salva”. Da qui l’impegno di ogni cristiano ad “entrare nella storia nel segno dell’umanità, toccando i drammi, le difficoltà: la mancanza di pace, la solitudine, la mancanza di giustizia, la perdita del lavoro, la malattia. Sono tante le sofferenze dell’umanità ed è lì che va il cristiano. Il cristiano si comporta da uomo empaticamente: soffre con chi soffre, gioisce con chi gioisce, entra in sintonia con l’altro e può dargli quella Parola che è la luce della vita”.

Sempre sulla figura di don Saverio, monsignor Parisi ha ricordato che “la sua etichetta era quella di grande uomo, cristiano impegnato e sacerdote profetico”, richiamando il suo impegno “per far crescere due realtà diverse tra di loro, l’Azione Cattolica e lo scoutismo, in particolare lo scoutismo rivolto alle donne, in un periodo storico in cui donne e uomini ancora sedevano separati in chiesa. Don Saverio ha mostrato la forza sconvolgente del Vangelo, attrattiva e profetica per tutti”.

“Le proposte e le provocazioni di allora – ha concluso monsignor Parisi – sono valide ancora oggi perché l’azione cattolica e gli scout ancora oggi hanno questo compito: formare uomini impegnati e cristiani adulti. Questo è il grande compito che rimane, a voi e a noi: incidere nella storia un solco di speranza. Ringraziamo il Signore che ha messo sacerdoti così sulla nostra strada”.Subito dopo la celebrazione, si è tenuto un momento musicale a cura del Conservatorio statale “P. I. Tchaikovsky” e della Scuola di fisarmonica del Maestro Marco Gemelli. L’iniziativa è stata promossa dall’Agesci, dalla Comunità “Domus Bethaniae”, dal Masci, dall’associazione “e Sancta Lucia”.

red.