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La parola del Vescovo

“Paolo ci esorta a non essere tristi come gli altri che non hanno speranza, ma di aprirci alla vita eterna”.

Gigliotti Saveria Maria · 9 anni fa

“Paolo ci esorta a non essere tristi come gli altri che non hanno speranza, ma di aprirci alla vita eterna”. E’quanto ha affermato S.E. Mons. Luigi Antonio Cantafora, Vescovo di Lamezia Terme, presiedendo presso il Cimitero di Nicastro, alla presenza di numerosi fedeli e delle autorità civili e militari, la celebrazione per la commemorazione dei fedeli defunti. Se ne offre, per la riflessione il testo dell’omelia

Ieri abbiamo celebrato la solennità dei Santi, siamo stati chiamati a contemplare “la città del cielo, la Gerusalemme celeste, che è nostra madre” (Prefazio Messa Solennità Tutti i Santi). Oggi commemoriamo invece, tutti i fedeli che ci hanno preceduto nella fede e dormono il sonno della pace. Siamo esortati a vivere il nostro rapporto con i nostri cari, di fronte alla verità della fede e guardare alla morte e all’aldilà, nella luce della Parola di Dio. Addirittura Paolo ci esorta a non essere tristi come gli altri che non hanno speranza, ma di aprirci alla vita eterna. Carissimi, questo desiderio insopprimibile di eternità ci abita; ma non come una successione di tempi senza fine, bensì come un immergerci nell’infinito amore di Dio, nella pienezza di vita e di gioia. Questa speranza è fondata sulla morte e Risurrezione del Signore Gesù. Sentiamo vivo e vibrante l’annuncio pasquale: “Sono risorto e sono con te, e la mia mano ti sorregge”, dice il Signore. Dovunque tu possa cadere, cadrai sempre nelle sue mani, persino alle porte della morte. Allora la morte non è più un enigma oscuro che fa paura, infatti il libro della sapienza dice che «la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono». Perciò per paura della morte, il maligno ci tiene schiavi. Ma, nel Risorto tutto, anche la morte, si riempie di luce e di senso profondo. Abbiamo ascoltato la professione di fede, bellissima di Giobbe: «Io lo so che il mio redentore (liberatore) è vivo…Io stesso lo vedrò, i miei occhi lo contempleranno e non da straniero». (Gb) Questa Parola non è semplice consolazione, ma fonda la nostra speranza. Cristo con la sua morte, per sempre ci ha liberato dalla nostra morte e ci dona la resurrezione, infatti “quando eravamo ancora deboli…Cristo morì per gli empi…ma Dio dimostra il suo amore verso di noi, nel fatto che, mentre eravamo peccatori, Cristo è morto per noi”. Quest’annuncio certo e sicuro è invito alla speranza: nulla è perduto, ma tutto è resuscitato. Non soltanto tutti, ma tutto: per questo crediamo alla Resurrezione della carne. Tutto sarà trasfigurato, ogni frammento della nostra vita, dolori, fatiche, affetti, nella Resurrezione ci ritroveremo tutti. Perché «questa è la volontà di colui, che mi ha mandato, perché io non perda nulla di quanti mi ha dato, ma lo resusciti nell’ultimo giorno». Carissimi , viviamo questo momento con cuore riconoscente, in ricordo dei nostri fratelli e sorelle defunti. Abbandoniamo paure, magie varie, superstizioni che ci spingono ad avere un contatto con l’aldilà, quasi fosse una riedizione o copia della vita… Tutte cose che non c’entrano con la fede e che certamente non aiutano la nostra serenità. Riconoscere una speranza in “sorella morte”, come la chiamava S. Francesco, significa anche vivere una vita a partire dalla speranza stessa. «La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori, per mezzo dello Spirito che ci è stato dato» (Rm 5,5ss). Lo Spirito stesso ci attesta che Dio è Padre, Abbà e che senza di lui la vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità e ogni altra speranza per lui è troppo limitata, troppo breve. L’uomo è spiegabile solo se c’è un amore che superi ogni isolamento, anche quello della morte, ultima nemica dell’uomo. L’uomo è comprensibile solo se c’è Dio. e noi sappiamo che Dio è uscito dalla sua lontananza e si è fatto vicino, addirittura attraverso il suo Figlio Gesù Cristo, è sceso negli inferi e ha portato con sé i nostri padri nella vita senza fine, tirandoli fuori dalla prigionia della morte. Lui, il Signore Risorto, è entrato nella nostra vita, perfino nella nostra morte e ci dice: “Io sono la Resurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore vivrà; chiunque crede e vive in me, non morirà in eterno” (Gv 11,25-26) Animati da questa certezza rafforziamo la nostra fede in Colui che ha dato la vita per noi e che ci ama di un amore grande, tenerissimo, forte.

Amen