di P. Vincenzo Arzente, O.M. 

S. Francesco di Paola e la pace
“Una vita riconciliata dall’Amore non può che offrire amore”.
Sono parole del nostro vescovo, monsignor Giuseppe Schillaci, di appena qualche giorno fa. Basterebbero per dirci in cosa è consistita tutta l’azione “pacificatrice”, realizzata da San Francesco di Paola nel corso della sua lunga e stupenda vita.

1) Riconciliatore perché profondamente riconciliato.

Abbiamo imparato bene, che la Pace non è assenza di guerra. Tutt’altro! La guerra, nel racconto di Genesi è frutto di un “disordine” ingenerato dall’uomo con la sua determinazione di voler “essere” pari a Dio. Con la sua esperienza eremitica, ossia vivendo un’esistenza in totale sintonia con Dio, nell’ascolto amorevole del fratello ed in atteggiamento di rispetto della creazione, Francesco ricostruisce dentro di sé, l’immagine dell’ uomo nuovo, così come era nel progetto del Creatore. I tanti segni prodigiosi a lui attribuiti, ne sono la testimonianza più palese. La vita contemplativa, l’ascesi verso, i modi di vita austeri rappresentavano una predica vivente, senza proferire parole nel silenzio e armonia assoluta del Creato; scrive il suo primo biografo: ‹‹La sua vita austera era per noi una predica salutare, si studiava di mangiare poco, di dormir poco, e insieme di lavorar molto, far molto, pregare e contemplare››. Una predica fatta di esempi di vita.

2) Lo spirito “quaresimale” motore della sua azione di pace.

Il contatto diretto con Dio, i fratelli, il creato lo ha posto in uno stato di “continua e perdurante conversione” che ha vissuto praticando diuturnamente gli elementi tipici della Quaresima Cristiana ( la preghiera, il digiuno, la carità). Attraverso l’autentico spirito tipico di questo tempo liturgico, egli ha maturato un vivificante percorso di ricerca della Volontà di Dio su di lui, sui fratelli, sulla storia: già, la Storia! quella Grande dei Grandi ma soprattutto sulle storie piccole degli ultimi…di tutti coloro che ha incontrato: “Era benigno e servizievole con tutti, sia con i secolari che con gli stessi suoi religiosi. Non c’era persona che si recasse da lui per chiedere consigli o per qualche afflizione senza che tornasse interamente confortato, lieto e soddisfatto per le risposte ricevute”.( Vita di S. Francesco scritta da un discepolo anonimo contemporaneo).

3) Artefice di Pace tra i grandi del suo tempo.

È quantomai noto, grazie agli attuali approfondimenti storici, che il viaggio in Francia del 1483, non fu soltanto frutto di un gesto di pietà del Pontefice del suo tempo, verso Re Luigi XI ammalato e desideroso di guarire a tutti i costi. Fu invece una vera e propria “missione diplomatica” affidatagli dal Papa e da Ferante d’Aragona. L’abbondanza di lettere che partirono dalla Francia per Roma e Napoli durante la sua permanenza a corte, ne sono la prova palese. La questione più scottante era frenare la politica espansionistica francese, tanto temuta sia dal Papa che dall’Aragonese. Francesco mette a disposizione la sua grande esperienza di fede, intercedendo, ammonendo, pregando. Ed è grazie alla sua mediazione e a quella dei suoi primi seguaci, se l’Europa di quel tempo, può conoscere un’era di fraternità e di pace. ” La vita di Francesco e della comunità dei suoi eremiti ha giovato e giova tuttora al bene di molte anime e, per mezzo di lui, molte buone opere sono state compiute, rappacificazioni e pace”. (Supplica al Papa di Mons. Caracciolo nel 1471).
“Quando giunse a Paterno riportò la pace fra i signori del posto, divisi tra loro per le guerre combattute allora in Italia” (Processo di Amiens).
“In Francia invia qualche religioso nella sua famiglia per sedare le liti e le contese sorte tra alcuni suoi fratelli per via di divisione dell’eredità paterna. (Processo di Tours).
“Durante la battaglia combattuta il giorno di S. Albino il buon Padre stette chiuso nella sua cella per ventidue giorni, mangiando soltanto due pani, comprati quattro denari l’uno, e bevendo soltanto acqua. È pia credenza che il re riportasse la vittoria per le preghiere di Francesco”. (ANONIMO, Vita).
“Vi prego: mettete da parte tutti gli odi e le inimicizie e amate la pace perché è migliore di qualsiasi altro tesoro possono avere i popoli”. (Lettera del 1486).

4) Un’esempio ed un monito per tutti noi.

Ancora oggi San Francesco di Paola, Uomo di Dio che sa parlare di diritti, di dignità, di libertà e di giustizia, nello svolgere l’intima missione di raddrizzare le coscienze, dimostra di essere autentico interprete del Vangelo.

A) Nel suo messaggio di pace San Francesco esorta: ”Amate la pace, che vale più di qualsiasi tesoro i popoli possano avere”.

B) Nel suo messaggio di perdono raccomanda: ”Fratelli, vi esorto e vi prego, deponete ogni odio e ogni inimicizia, guardatevi diligentemente dalle parole più aspre e, se ne uscissero dalla vostra bocca, non vi rincresca trarne rimedio dalla stessa bocca da cui vennero inferte quelle ferite. E così perdonatevi a vicenda e poi non pensate più al torto ricevuto. Il ricordo, infatti, dell’offesa ricevuta è complemento di furore e riserva di peccato, odio della giustizia, freccia arrugginita, veleno della mente, distrazione della preghiera, lacerazione delle suppliche rivolte a Dio, alienazione della carità, chiodo fisso nell’anima, iniquità sempre desta, rimorso continuo, morte quotidiana. Vivete in tal modo da ricevere la benedizione del Signore e la pace di Dio nostro Padre sia sempre con voi”.

C) Nel suo messaggio di carità esorta: ”Amati fratelli, sia tra di voi una volontà, un cuore ed un’anima sola in Dio, come dice il profeta, o come è bello e gioioso stare insieme come fratelli. Nessuno presuma di seminare zizzania, discordia o errore tra gli altri. Servitevi gli uni gli altri mettendo in pratica la legge di Dio, secondo quanto dice l’apostolo Paolo, portate gli uni i pesi degli altri e così adempirete la legge di Cristo”.

D) Nel suo messaggio di giustizia sociale, nell’aprire il suo grande cuore all’umanità, non stima il ricco più del povero, il nobile più della persona modesta e di nessun conto, ma è con tutti uguale, senza preferenza alcuna. La sua mano è sempre tesa verso chi, afflitto dai mali della vita, ha bisogno d’affetto e di benedizione.

Affidiamo a San Francesco di Paola la nostra gente, i nostri giovani e tutti i figli di questa nostra terra di cui Lui è Patrono. Affidiamo ancora alla sua mediazione presso Dio, le sorti dei popoli Europei afflitti dall’attuale conflitto. Ma mai ci capiti di dimenticare il dovere e la responsabilità che abbiamo di essere protagonisti e costruttori di un futuro rassicurante e luminoso, senza cadere nella trappola della delega e del disfattismo. Questa è la nostra missione; che non è supplenza, ma è esercizio di carità che ci spinge a incarnare e testimoniare il Vangelo di Cristo in questo oggi difficile per la Chiesa e per l’umanità. Alzarci e ed incamminarsi su rinnovati sentieri di speranza, di serenità, di pace, sospinti dall’amore di Cristo, è l’imperativo categorico per questo nostro tempo. Ci sia di sostegno e di luminoso esempio il grande San Francesco di Paola, che oggi celebriamo nella fede.