La solennità di oggi esprime il mistero centrale della fede e della vita cristiana. Nella santissima Trinità c’è perfetta comunione di vita, di verità e di amore ed il Figlio di Dio è venuto sulla terra proprio per introdurci in questa comunione altissima rendendoci capaci, nella fede e nella speranza, di vivere nel mondo con la Trinità che dimora in noi.

Infatti, afferma Papa Francesco, «mediante il Battesimo, lo Spirito Santo ci ha inseriti nel cuore e nella vita stessa di Dio, che è comunione di amore. Dio è una ‘famiglia’ di tre Persone che si amano così tanto da formare una sola cosa. Questa ‘famiglia divina’ non è chiusa in sé stessa, ma è aperta, si comunica nella creazione e nella storia ed è entrata nel mondo degli uomini per chiamare tutti a farne parte. L’orizzonte trinitario di comunione ci avvolge tutti e ci stimola a vivere nell’amore e nella condivisione fraterna, certi che là dove c’è amore, c’è Dio». (Papa Francesco, Angelus del 22 maggio 2016). Quindi la Trinità non è solo un mistero da contemplare, ma una verità da vivere consapevolmente ogni giorno: la giornata del cristiano, infatti, inizia tracciando su di noi il segno della croce: “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, e si conclude sigillata dallo stesso segno e dalle stesse parole. Se il nucleo di ogni persona divina consiste in una “relazione” allora anche ognuno di noi, in quanto persona, dovrebbe essere essenzialmente una relazione. Pertanto se per l’uomo dovesse venire meno la relazione e quindi l’apertura verso l’altro, verrebbe meno il concetto stesso di persona. Come in Dio ogni persona vive per l’altra così l’uomo si realizza se vive come “uomo per gli altri”. Don Tonino Bello, nel cercare di spiegare il mistero di un solo Dio in tre Persone diceva: «Non parlo di uno più uno più uno: perché così fanno tre. Parlo di uno per uno per uno: e così fa sempre uno […]. Come le tre Persone divine, anche ogni persona umana è un “essere per”, un “rapporto” o, se è più chiaro, una “realtà dialogica” […]. Se oggi c’è un insegnamento che dobbiamo apprendere con urgenza da questo mistero, è proprio quello della revisione dei nostri rapporti interpersonali». L’altro non è più il limite del nostro essere, ma la soglia dove cominciamo ad esistere veramente.

Don Pino Fazio