“Fare memoria significa, oggi, scegliere da che parte stare, da che parte stiamo: dalla parte del carnefice o dalla parte di chi è costretto a subire senza avere la possibilità di ribellarsi. Fare memoria significa entrare in quel passato per dire: che non sia più così”. É uno dei passaggi della lunga conversazione del vescovo Serafino Parisi con gli studenti dell’istituto “Einaudi” di Lamezia Terme.

Rispondendo alle domande dei ragazzi, nella giornata internazionale che ricorda le vittime dell’olocausto, il vescovo di Lamezia si è soffermato sul valore della memoria “una realtà importante dell’uomo, che oggi non apprezziamo più.  Mancanza della memoria significa non conoscere noi stessi, non sapere chi siamo.  Nella cultura giudaica, fare memoria non è semplicemente ricordare un evento passato dall’esterno, come se si assistesse a una rappresentazione teatrale: fare memoria è rivivere ciò che è avvenuto nel passato, ricordare è “ridare al cuore”. Fare memoria per noi significa essere dentro quel passato e decidere oggi da che parte stiamo”.  “L’orrore dei campi di sterminio, di quei luoghi dove si è manifestata la cattiveria umana nelle sue forme più estreme – ha proseguito monsignor Parisi citando lo scrittore premio nobel per la pace Elie Wiesel – genera la domanda “Dov’è Dio di fronte a tutto questo?” Elie Wiesel, guardando un bambino impiccato nel campo di concentramento, sentì una voce che gli rispondeva: “Eccolo: è appeso lì, a quella forca”. Chi mancava allora? Mancava l’uomo. Di fronte a tanta cattiveria, mancava l’uomo. Ecco perché fare memoria: per recuperare la nostra umanità, per essere uomini migliori”

Tante le domande degli studenti su questioni di forte attualità. Dalla pace che, per il vescovo Parisi, “si costruisce partendo da noi stessi, dalla possibilità di dare vita a relazioni pacifiche basate sul rispetto degli altri”, al rapporto con il creato che “deve partire dalla consapevolezza di essere creature, unite da un legame vitale al Creatore e a tutto il creato. Siamo chiamati a custodire e preservare la natura, non a sfruttarla e depredarla”.  Dal presule, un invito agli studenti a vivere lo studio come “capacità critica di approcciarsi alla realtà”, a guardare al futuro con speranza ma “una speranza che va organizzata, avendo un obiettivo comune e impegnandoci per raggiungerlo. La parola speranza va sempre associata alla parola impegno”.

La dirigente Rossana Costantino ha ringraziato il vescovo per aver offerto alla comunità scolastica un momento di forte arricchimento. Al termine dell’incontro, organizzato con il contributo delle docenti di religione Marcella Spena e Marcella Servidone, il vescovo ha visitato la sala e le cucine dell’istituto, accompagnato dal dirigente e da una rappresentanza di docenti e studenti.

Salvatore D’Elia