“Carissimi ragazzi e ragazze, benvenuti”, è stato il saluto di Papa Francesco durante la veglia all’incontro degli adolescenti italiani che si è tenuto a Roma il 18 aprile scorso. Le sue parole sempre molto immediate ci hanno fatto sentire “a casa” in una piazza come quella di San Pietro che, per vocazione, sa farsi abbraccio accogliente.

Anche lei, questa piazza a forma di abbraccio, però, ha faticato a contenere l’entusiasmo di questi giovani che è arrivato a toccare il cielo “blu celeste”, come ha cantato Blanco durante il pomeriggio. Sessantamila, ottantamila… sono tante le stime preventive e consuntive che si sono fatte in questi giorni. Ottantamila, però, non è soltanto un numero: dentro quella piazza, dopo un grande tempo di digiuno, c’erano dei volti, delle storie, delle vite. L’incontro degli adolescenti è stato il primo grande incontro organizzato dall’Ufficio Nazionale di Pastorale Giovanile dopo la pausa dovuta alla pandemia. Un evento bello, ricco, esplosivo seppur con qualche difficoltà. Non era prevista tutta questa affluenza e questo, chiaramente, ha causato alcuni disagi nell’organizzazione.
Più profondamente questo incontro ci ha fatto scoprire, ancora una volta, che il tempo che abbiamo vissuto ha lasciato tracce profonde sulla carne della nostra storia: in mezzo a tutta quella gente, forse, assieme alla gioia abbiamo sentito tutti di essere un po’ spaesati e spaventati.
Ecco che, oggi ancor di più, dobbiamo trasformare quei numeri in occhi da incrociare, storie da ascoltare, mani da stringere per infondere coraggio.
Quegli ottantamila adolescenti in piazza San Pietro sono stati il segno profetico di una generazione che sogna di scrivere un cammino nuovo.
Vorrei concludere proprio con le parole di alcuni adolescenti della nostra diocesi che hanno partecipato all’incontro perché siano un piccolo assaggio di ciò che loro si portano nel cuore:
“’Alzare lo sguardo da terra, verso l’alto, non per fuggire ma per vincere la tentazione di rimanere stesi sui pavimenti delle nostre paure’, queste sono state le parole del Papa ieri per noi giovani. Oggi la nostra paura più grande è il futuro, ciò che verrà un domani e ciò che ne sarà dopo. Incertezze, solitudine e fallimenti caratterizzano la nostra adolescenza tormentata da una domanda: ‘che ne sarà di me?’. Ieri abbiamo vissuto un’esperienza stupenda, indimenticabile, vedendo e sentendo le parole di conforto e rassicurazione del Papa da vicino o da lontano che sia che ci hanno incoraggiato. La cosa che ci ha coinvolto di più sono state le varie testimonianze fatte da ragazzi come noi, toccati da Dio e dalla sua presenza nei loro cuori nei momenti più bui della loro vita anche attraverso persone a loro vicine. Un’esperienza sicuramente da non dimenticare”
“A me è piaciuto il fatto che al pellegrinaggio c’erano tantissimi ragazzi come noi che hanno viaggiato ore e ore per partecipare a questo incontro”
“Mi è piaciuto tanto perché era proprio una giornata dedicata a noi adolescenti, dove si è potuto vedere l’importanza di un incontro religioso e l’importanza di un gruppo di amici che si sono divertiti”
“Giornata fantastica, ci voleva proprio dopo tutto quello che abbiamo passato. Mi ha fatto rivivere le emozioni del viaggio e della scoperta di nuove cose”.

Don Luca Gigliotti, Direttore Pastorale Giovanile Diocesana