“Il Risorto è principio di vita nuova, la fede come sguardo di vita nuova per tutta l’umanità. Il mattino radioso della Pasqua ci dice che, nella storia dell’umanità, il Cristo Risorto ha vinto la morte e ha immesso un principio di novità che ci porta a guardare alla vita con gli occhi stessi di Dio. La nostra fede, che nasce dalla predicazione del Cristo Morto e Risorto, ci comunica che c’è la possibilità di accogliere nella nostra esistenza questo principio di vita nuova come possibilità vitale per tutta l’umanità.”. Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi che, in Cattedrale, ha presieduto la Santa Messa del giorno di Pasqua.

“La fede è visione rinnovata della vita e della storia – ha proseguito il vescovo di Lamezia – Quando entriamo dentro la storia con questa visione rinnovata, siamo chiamati a portare un messaggio di novità, ad essere testimoni del Risorto. Essere testimoni del Risorto non significa soltanto portare la notizia senz’altro sconvolgente che “il Crocifisso è Risorto”, ma dire che nella nostra vita possiamo immettere la forza della Resurrezione, che è Vita in tutte le situazioni di disperazione e di morte. É questa la Pasqua che il mondo, spesso anche inconsapevolmente, attende da noi. Il mondo aspetta da noi parole di speranza”.

Commentando la pagina del Vangelo di Giovanni, la “corsa” del mattino di Pasqua di Pietro e Giovanni al sepolcro, il presule indica in quella tomba vuota “non la prova della Resurrezione, ma l’accensione della meraviglia dell’umanità: tutto è possibile, il Crocifisso è Risorto. Certo permangono ancora oggi tanti segni di morte nella nostra umanità e nella nostra storia: i segni della divisione, della disgregazione, la mancanza di pace, le guerre, l’uomo che continua ancora oggi ad essere venduto per quattro soldi. La Resurrezione di Cristo ci dice che, anche nella nostra vita, c’è la possibilità di scegliere di immettere un principio di vita nuova”.

Dal pastore della chiesa lametina, l’invito a tutta la chiesa diocesana “ad avere uno sguardo pieno, a guardare a trecentosessanta gradi, partendo dalle situazioni più difficili. Penso alle persone malate, alle persone sole, alle persone abbandonate, alle persone maltrattate, alle persone vendute, alle persone considerate come schiavi, a tutte le forme di lacerazione nella nostra vita e nelle nostre famiglie. E penso ai nostri giovani. Questa notte, mentre celebravamo la Veglia Pasquale, c’erano tantissimi ragazzi fuori. Qualcuno, ogni tanto, entrava velocemente, faceva un segno di Croce. Questo ci dice che c’è ancora qualche segnale che deve essere colto da noi adulti. Preghiamo perché i nostri giovani non siano legati tanto a un presente da godere, ma possano essere orientati a un futuro da costruire. Penso a tutti quelli che hanno perso il lavoro, a quelli che hanno perso un loro caro in famiglia o tra gli amici. Penso a tutte quelle situazioni di disgregazione, di mancanza di pace e di giustizia. Penso al grande dramma della droga, al grande dramma della rottura dei rapporti tra le generazioni, tra genitori e figli, tra figli e genitori. Penso a tutte queste realtà, che ci interrogano: che mondo vivremo domani se la storia, oggi, è questa? Vivremo il mondo che sapremo costruire immettendo nella storia il principio della speranza. Questo è compito nostro, è la testimonianza che dobbiamo dare. La Resurrezione è la dichiarazione estrema ed eterna che il Signore ci ama. Quando vede che noi ci mettiamo nei cunicoli della morte, il Signore ci vuole tirare fuori, ci vuole ridare la vita, trasformare la nostra schiavitù in figliolanza. Ecco perché gioire a Pasqua. Se il Signore è Risorto, la vita rinasce; se il Signore è risorto, anche noi possiamo vivere nello splendore della luce.”

“Auguri di una Santa Pasqua di Resurrezione – ha concluso il Vescovo di Lamezia – che sia  principio di vita nuova, che sia sguardo nuovo e rigenerato per tutta l’umanità.”