“Ecco cosa auguro al Presbiterio ed alla Chiesa di Lamezia nel giorno solenne dei Santi Pietro e Paolo: che possiamo diventare tutti padri nella fede, generare altri alla fede in Gesù Cristo, scommettere la nostra vita sulla fede che ci è stata regalata, sulla fede che abbiamo voluto scegliere come orientamento della nostra esistenza, sulla fede che dobbiamo agli altri regalare coinvolgendoci tutti nell’unico abbraccio tenero di Dio”. Così il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, nel concludere l’omelia durante il Pontificale con il Clero celebrato in Cattedrale in occasione della festa Patronale dei Santi Pietro e Paolo.

“Facciamo tutti questa corsa a generare alla fede – ha aggiunto monsignor Parisi – . Misuriamoci tutti nel correre per generare altri alla fede. Allora, quando qualcuno ci dirà ‘padre’, mostrerà la consapevolezza di essere giunto, in forza di quella testimonianza, alla vita, alla conoscenza di Gesù Cristo”. Quindi, facendo riferimento al “bellissimo testo di Paolo scelto per la Liturgia di oggi”, monsignor Parisi ha sottolineato che l’apostolo delle genti, nel rivolgersi a Timoteo “con tante espressioni familiari che si ripeteranno nella prima e nella seconda lettera, dice ‘figlio mio’: lo chiama figlio perché è stato Paolo a generarlo alla fede”.

“Alla base di tutto – ha proseguito il Vescovo – c’è la fede che siamo chiamati costantemente a riscoprire, certamente come sacerdoti ma anche come semplici cristiani. La forza della fede in Cristo che ha convinto Paolo a trasformare il suo sguardo quando lì, sulla via di Damasco, lo incontra come luce che inizialmente lo acceca. Certamente quel bagliore fulmineo rende ciechi, però da quella cecità si acquista la modalità nuova di approccio al mondo ed alla storia: ‘Cadono dagli occhi come delle squame’ e Paolo vede in modo nuovo. Quella luce, che prima aveva oscurato il mondo, il mondo di Paolo, ora gli fa vedere tutto in modo rinnovato. La fede è proprio questa capacità che il Signore ci dà di poter guardare il mondo con occhi nuovi. È lo sguardo che rinnovandosi ci rinnova” ed i sacerdoti, quindi, sono “chiamati ad annunciare la fede in Gesù Cristo morto e risorto come hanno fatto gli apostoli Paolo e Pietro nonostante le loro fragilità”, perché si comprenda solo il primato della grazia di Dio.

Ad apertura della concelebrazione eucaristica, il vicario generale, monsignor Tommaso Buccafurni, nel porgere al Vescovo i saluti a nome di sacerdoti, diaconi e popolo santo di Dio, ha ricordato che Pietro e Paolo “sono stati conquistati da Cristo e con Lui hanno saputo evangelizzare i popoli. Hanno ascoltato Dio e il popolo ed hanno risposto alle esigenze della gente con la verità a la potenza di Dio. Sono un esempio per la nostra impostazione pastorale – ha aggiunto il Vicario generale – : farci conquistare da Cristo per una presenza utile ad annunziare e vivere il progetto di Dio sull’umanità. Pietro e Paolo non hanno coltivato ambizioni personali; per loro solo Cristo è la vita e la ricchezza da custodire. L’amore è l’unico stile della Chiesa, la verità di Dio, il contenuto su cui costruire la vita umana, la speranza, il frutto del buon seme della predicazione”.

“Oggi – ha concluso monsignor Buccafurni – celebriamo pure, anche se con un piccolo anticipo, il primo anniversario dell’ordinazione episcopale del nostro Vescovo. Celebrare è rivivere la gioia del giorno della consacrazione e rendere grazie al Signore per il dono offerto alla nostra Diocesi. Dio sceglie e manda e a chi sceglie concede le grazie per un proficuo lavoro nella sua Chiesa. Rendiamo perciò grazie al Signore per tutto il bene fatto, per le iniziative da Lei attuate con uno stile cordiale da entusiasmare la comunità. Il nostro grazie al Signore è anche preghiera perché la sua azione pastorale raccolga nel tempo abbondanti frutti spirituali”.

Saveria Maria Gigliotti