Sono stati completati i lavori di risanamento e restauro della Cappella dell’ex Seminario Vescovile che, da quando l’immobile non è più sede di seminaristi, non è stata utilizzata per funzioni religiose. L’intervento, effettuato grazie ai finanziamenti dell’8xmille, è stato mirato al recupero ed alla rifunzionalizzazione della cappella, in considerazione di una rivitalizzazione generale dell’immobile, che è già sede dell’Archivio, della Biblioteca e del Museo Diocesani, rendendola accessibile da tutti i piani del fabbricato che, pur essendo provvisto di ascensore, non garantisce l’accessibilità alle persone con diminuite capacità motorie in quanto il suo accesso al piano terra è possibile solo attraverso sei gradini.

“Nel sito su cui è ubicato l’attuale Seminario – spiega l’architetto Grazia Pascuzzi – sorgeva, secondo fonti storiche locali, un antico Monastero Basiliano dedicato a Santa Maria detto della Cutura nel cui chiostro si radunavano i parlamenti cittadini. Nel 1474 fu trasformato, dai francescani, in convento con il titolo di Santa Maria delle Grazie e nel 1638 per concessione di Papa Innocenzo X passò alle Clarisse. Nel 1783 la Cassa Sacra espropriò i terreni di pertinenza del monastero sui quali si andò a costruire il quartiere Torre. Nel 1808 il Convento fu soppresso e nel suo parlatorio fu collocata la Casa Comunale. Il Vescovo Gabriele Papa nel 1823 vi sistemò il Seminario, mentre durante l’Episcopio di monsignor Nicola Berlingeri (1825-1854) furono demolite le semidirute fabbriche dell’Ospedale di Santa Maria e su quei luoghi si edificò un nuovo Seminario, nucleo dell’attuale complesso edilizio. Nel 1857 il Vescovo Barbieri vi fondò la Biblioteca, dotandola di importanti libri di teologia e di numerosi testi classici. Alla fine del XIX secolo l’edificio subì un notevole ampliamento sotto l’episcopato di monsignor Valensise consentendo l’alloggiamento di ben 130 seminaristi. Sopraelevazioni e aggiunte di corpi di fabbrica si ebbero infine tra il 1916 ed il 1955 per volontà di monsignor Giambro”.

L’attuale complesso edilizio, pertanto, è “il risultato di una seria di ampliamenti realizzati soprattutto tra la prima metà dell’ottocento e i primi del novecento che hanno sostanzialmente variato la tipologia ed i caratteri distributivi del primo nucleo edificato. I primi lavori hanno mantenuto ed in un certo qual senso sviluppato i caratteri neoclassici dell’originaria architettura mentre gli ultimi hanno puntato più all’accrescimento quantitativo degli spazi che alla qualità formale risultando così incoerenti o di disturbo al contesto architettonico”.

“La cappella, di forma rettangolare, con una navata principale e due piccole navate laterali che permettono l’accesso a due locali (sacrestie) alle quali si può anche accedere dalla zona del presbiterio, probabilmente – aggiunge Pascuzzi – è sempre stata presente nell’immobile, utilizzata prima dalle suore e successivamente dai seminaristi e dai loro istitutori. Anch’essa, come l’intero edificio, ha subito numerose trasformazioni ed ha vissuto fasi di utilizzo e di abbandono legate alla più o meno intensa attività del seminario; ultime vestigie del passato di cappella conventuale sono la una grata, nei pressi dell’ingresso, al di là della quale le suore partecipavano alla funzione religiosa ed un foro circolare nella muratura dal quale veniva loro somministrata la comunione. L’attuale veste decorativa risale al 1984 quando il Vescovo Vincenzo Rimedio, Vescovo di Lamezia Terme dal 1982 al 2004, decide di restaurare e rimettere in attività la cappella che non era più in funzione da circa quindici anni”.

Questi alcuni interventi che hanno riguardato la cappella: sostituzione delle pavimentazioni, nell’aula e sul presbiterio con l’intento di uniformare il materiale e le tonalità, prima di colori diversi tra presbiterio ed aula ed anche nella stessa aula; messa a norma dell’impianto elettrico e sostituzione dei vecchi apparecchi illuminanti con nuovi elementi a tecnologia led; raschiatura delle vecchie pitturazioni e della verniciatura acrilica dello zoccolo; messa a norma dell’ingresso all’ascensore per il raggiungimento della cappella; restauro della volta in cannucciata; rifacimento della pitturazione interna; restauro delle porte e degli infissi; pulizia completa delle parti lignee, con spazzolatura, raschiatura del legno degradato, aspirazione di tutti i residui di deposito, polvere e sporco; trattamento delle centine, dei tambocci e del cannucciato  che, in alcune parti, è stato sostituito con un nuovo cannucciato.

 

Saveria Maria Gigliotti

 

 

 

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