“Tutti x tutti” . Questo il nome dato al Grest della Parrocchia San Giovanni Battista che per quindici giorni ha visto protagonisti 92 bambini del quartiere Sant’Eufemia, dai 5 ai 12 anni, che ogni mattina hanno trascorso ore di gioco, spensieratezza e socialità.
La preparazione e la formazione sono partite molto tempo prima, e l’impegno, la responsabilità, il caldo e la levataccia mattutina sembrano non aver spaventato i 36 ragazzi che hanno “animato” il Grest e che hanno rinunciato al riposo, al mare, all’ozio per motivi più disparati, per quella che possiamo definire la migliore scelta mai fatta prima, anche se per qualcuno è la prima scelta consapevole, dove si è protagonisti.
Il Grest è un viaggio in cui ci si sperimenta responsabili, si è utili a qualcuno, ci si spende per i più piccoli, si impartisce un insegnamento silenzioso attraverso la testimonianza che mai più dimenticheranno, si lavora ma ci si diverte, si crea gruppo anzi famiglia, si cresce insieme! Qualcuno si chiede cosa avrebbe fatto o dove sarebbe se non avesse deciso di fare l’animatore. Questo denota una mancanza di opportunità, di mezzi o qualcos’altro ma questa mancanza è stata riempita di senso mettendosi in gioco, affrontando con coraggio il timore di sperimentare, la fatica di stare insieme, scoprendo il gusto di condividere il proprio tempo, le proprie capacità, la propria disponibilità. Qualcuno lo fa per riconoscenza verso qualcosa di ricevuto, qualcuno trascinato per amicizia, qualcuno per noia, qualcuno per la voglia di sperimentarsi, ma tutti per dare una possibilità a qualcun altro di godere di qualcosa in un quartiere dove non c’è molto da fare. E piuttosto che lamentarsi ci si è impegnati in prima persona coinvolgendo anche persone del quartiere competenti per qualche tema o abilità per creare laboratori creativi o didattici.


Noi adulti, che dei giovani parliamo spesso come di coloro che sono disinteressati e fuggono le responsabilità forse dobbiamo fermarci di fronte all’impegno di questi ragazzi e rivedere la nostra idea su di loro. E forse quella convinzione che siamo noi in quanto più adulti ad insegnare ai più giovani deve lasciare il passo alla dimostrazione che in maniera silenziosa ma efficace sono loro che insegnano a noi a fare più fatti e meno parole, a credere nell’inimmaginabile, a creare bellezza dove il nostro sguardo vede abbandono. Grazie ragazzi, grazie a voi continuo a sperare nel futuro.
Non dimentichiamo, però, che questo è stato possibile grazie a padre Giuseppe Martinelli, parroco di San Giovanni Battista, agli adulti volontari che hanno preparato e somministrato le merende e i pranzi due volte a settimana, un adulto coordinatore, ma soprattutto ai 36 animatori, giovani dai 14 ai 25 anni, la maggior parte in età scolare, che, finita la scuola hanno scelto l’impegno in parrocchia al meritato riposo.

Emanuela Milone