“La festa dell’Immacolata è un invito al canto. Un invito a non essere cantori di disperazione, di morte, del male, ma è l’invito ad essere i cantori della speranza, dell’amore e della vita che vince sempre”. Così il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, nel concludere l’omelia della santa Messa celebrata in occasione della Festa dell’Immacolata.

“La solennità di oggi – ha aggiunto monsignor Parisi – è il Cantico delle creature perché, oggi, noi, creature, abbiamo la possibilità di cantare, di ringraziare il Signore, di lodarlo per la sua opera grande. Ed è il cantico delle creature perché con Maria possiamo dire questa grande verità: Dio continua a credere in noi. È Lui che continua a crederci, non si da per vinto. E, mentre cerchiamo di allontanarci, mentre cerchiamo di prendere le distanze da Lui e, a volte, anche di prendere il suo posto, Dio sta lì, magari in Gesù Cristo Crocifisso, a dire che per ogni uomo c’è ancora speranza di risurrezione. Abbiamo ascoltato nel brano della prima lettura di oggi, tratta dal libro della Genesi, il grande dramma dell’umanità ed il dramma dell’umanità è in contrasto con l’idea di Dio che, fin dall’inizio, è un’idea di bontà. Dio crea dalla sovrabbondanza del suo amore” e, “dato che l’amore di Dio è sovrabbondante, mentre sgorga fuori dal suo cuore di creatore, crea tutte le creature, l’umanità, la storia. Quindi, noi sappiamo di nascere dall’amore di Dio. La nostra origine è dentro la passione di Dio”.

“Il vero dramma dell’uomo – ha proseguito il Vescovo – incomincia quando immagina di conoscere bene il giocattolo umanità. E, quindi, di poterlo governare, manovrare. Cioè è l’uomo che non si accontenta più del desiderio della conoscenza ma è come se volesse avere conoscenza come fonte di dominio. L’uomo che travalica i confini della sua filitudine vorrebbe oltrepassare il limite della sua caducità e si scopre solo e disperato. Questo è quello che dice il testo della Genesi. Essere nudi vuol dire non avere la possibilità di entrare in relazione con gli altri. Non c’è la possibilità di creare comunione. Ed allora l’uomo che si scopre da solo deve ammettere che ha fallito” ma “non vuole ammettere questa sua colpa, scarica le responsabilità sugli altri. In fondo, il peccato di fondo dell’umanità è l’incapacità ad assumersi le proprie responsabilità. È quando immaginiamo di essere onnipotenti – ha affermato ancora monsignor Parisi – che creiamo le più grandi stragi a tutti i livelli: dalle guerre interfamiliari, alle guerre generazioniali, alle guerre dei sistemi degli Stati di oggi alle quali stiamo assistendo”.

“Ecco allora –ha concluso il Vescovo – la festa dell’Immacolata Concezione che è praticamente il pensiero eterno di Dio che, anticipando le cadute, i crolli, le fratture, all’interno della storia dell’umanità, ha voluto pensare già da subito ad una possibilità di ridare forma all’uomo e lo fa – ecco la grandezza della Vergine Maria – scegliendo una creatura”.

Al termine della Santa Messa, il Vescovo ha poi raggiunto la statua della Madonnina in piazza Ardito per la tradizionale offerta della corona di fiori ed anche lì ha sollecitato ad essere “i cantori del bene, della speranza, dell’amore della vita. Si diventa cantori della speranza – ha affermato monsignor Parisi – se, come Maria, offriamo la nostra vita al Signore e offrendo la nostra vita al Signore dobbiamo diventare i protagonisti della storia bella del nostro territorio. Non dobbiamo aspettare che gli altri costruiscano le strutture di bene, che siano sempre gli altri a prendere l’iniziativa. Noi credenti siamo nel mondo portatori di questa speranza che viene dalla nostra fede nel Cristo Morto e Risorto. Entriamo nel mondo senza lasciarci intimorire dal male dicendo che c’è sempre possibilità di ripresa, c’è sempre possibilità di ricostruire il volto nuovo dell’umanità, un’umanità rinnovata. Lo auguro a tutti, perché cantando la gioia e la vita questa nostra umanità possa splendere con i colori del volto stesso di Dio. Auguri a tutti. Diventiamo cantori della gioia”.

Saveria Maria Gigliotti