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Proseguono i lavori di restauro e risanamento conservativo della chiesa di San Francesco a Nocera Terinese resi possibili grazie al finanziamento con fondi 8xmille destinati all’edilizia di culto.
Le maggiori informazioni nell’evoluzione storica dell’edificio si ritrovano nel libro di Ignazio Ventura “Nocera Terinese, storia di una terra di Calabria”, pubblicato nel 1955. L’autore descrive la chiesa come appartenete al Convento dei Minori di S. Francesco, fabbricato ancora esistente durante la stesura del testo. I Francescani giunsero a Nocera nella metà del XV secolo occupando un’area di proprietà della famiglia Orlando nella quale insisteva una più antica struttura a carattere sacro. Essi edificarono un convento con chiostro contenente al centro una cisterna, elevato su due piani, la cui costruzione si protrasse fino alla metà del XVI secolo. Nel 1809, in seguito al Decreto di soppressione delle proprietà ecclesiastiche da parte del governo di Murat, il complesso monastico fu abbandonato e l’ala sud andò in totale rovina. Nella metà del XIX secolo l’edificio fu parzialmente recuperato ed adibito a Carcere ed a Pretura. Nel 1901 fu rifatta la copertura della chiesa e nel 1938 ne furono consolidate le mura e fu sostituita la pavimentazione e le antiche lapidi tombali furono asportate ed accantonate. Nel 1955 l’intera struttura monastica fu demolita per realizzare l’attuale complesso edilizio pubblico adibito ad uffici comunali. La chiesa rimase in stato di abbandono e negli anni settanta subì la demolizione della cinquecentesca Cappella di Sant’ Antonio, che si trovava nel lato sinistro della navata, per consentire l’ampliamento della strada comunale. Più tardi fu smantellato l’altare e l’edificio perse la sua funzione specifica. Lavori risalenti agli anni ottanta hanno “salvato” l’edificio dalla rovina con la riparazione della copertura, ma la pochezza dei mezzi economici e il mancato uso continuativo dell’edificio l’hanno portato in quest’ultimo decennio ad un nuovo grave stato di degrado che ne mina sia le componenti decorative che le componenti strutturali.


Oggi, quindi, il  fine principale dell’intervento, come spiegano i progettisti Vincenzino Bernardi e Grazia Pascuzzi nella relazione tecnica, è quello di salvaguardare la peculiarità estetica e storica dell’edificio attivando operazioni di restauro conservativo di tutti gli elementi documentali dell’originale stato e della sua evoluzione storica.
Le necessarie operazioni di consolidamento strutturale sono riconducibili ad interventi di “riparazione locale” interessando singoli elementi strutturali dell’edificio per conseguire un più alto grado di sicurezza, senza alterare, sostanzialmente, la configurazione strutturale globale dell’immobile. In particolare non vengono contemplati lavori che vadano a modificare i caratteri figurali e materici che connotano l’edificio o che ne modifichino in maniera sostanziale l’assetto strutturale.
Il manto di coperture, fonte di continue infiltrazioni, sarà completamente revisionato ed il sistema di smaltimento delle acque sarà sostituito negli elementi non più efficienti con gronde e pluviali in rame di adeguata sezione. Il rifacimento del manto sarà l’occasione per revisionare la struttura lignea, che sebbene abbastanza recente (risale infatti ai primi del ‘900), necessita di una revisione puntuale di alcuni dei piani di appoggio delle capriate e di un miglioramento delle connessioni con la sostituzione o l’integrazione di ferramenta. Il solaio ligneo della sacrestia sarà restaurato e sarà in esso prevista una scala retrattile per dare accesso al secondo livello ora inaccessibile.
All’interno gli interventi mirano principalmente a contenere la presenza di umidità nelle murature che al momento rappresenta l’elemento che maggiormente mina l’integrità dell’immobile.
All’esterno l’umidità proveniente dal piazzale, posto ad una quota superiore, sarà contenuta con la realizzazione di un canale di drenaggio per la raccolta delle acque meteoriche.
Le riprese sugli intonaci, interni ed esterni, saranno effettuate con intonaco a base di calce idraulica naturale e sabbie di cava e la granulometria sarà il più possibile simile a quella dell’intonaco spicconato. Con questo tipo di intervento le pareti sia interne che esterne raggiungeranno un effetto cromatico e uno stato materico proprio dell’edilizia antica.
Nella parete nord che presenta una lesione stabilizzata che percorre tutto il pannello murario sarà effettuato un consolidamento puntuale.

Saveria Maria Gigliotti

 

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