Nel cammino di avvicinamento al Giubileo del 2025, Papa Francesco ha invitato la Chiesa universale a dedicare questo anno 2024 alla preghiera. Anche la Parrocchia Natività Beata Vergine Maria, nel quartiere Bella di Lamezia Terme, ha voluto offrire un momento di riflessione attraverso la realizzazione dell’infiorata per la solennità del Corpus Domini.
L’infiorata vuole ricordare che la preghiera è molto più che recitare formule, ripetere parole o un dovere da compiere: se fosse solo questo, si tratterebbe di una devozione vuota e sterile, senza cuore e senza amore, che è facile da abbandonare e non vivere. La preghiera invece è «il respiro della vita» (Papa Francesco, udienza generale del 9 giugno 2021) dove, incontrando e ascoltando Dio, le piccole come le grandi decisioni quotidiane acquistano una luce di verità più piena per conseguire quella gioia sempre desiderata dall’uomo, superando il divenire schiavi delle proprie preoccupazioni eccessive.
Entrando in Chiesa il primo elemento che si vede è un rosario avvolto da una fiamma ardente. Come simbolo della preghiera personale si è scelto il rosario sia per la forte devozione mariana presente in Parrocchia, sia perché esso dimostra che non è la ripetizione meccanica delle parole a fare la preghiera. Il rosario, infatti, nonostante le possibili distrazioni, frutto della nostra debolezza, diviene davvero «catena dolce che ci rannoda a Dio» (beato Bartolo Longo) quando si chiede, e ci si apre, all’azione dello Spirito Santo che aiuta la nostra incapacità, illumina la mente e scalda il cuore, guida il nostro rivolgerci a Dio. Per tali ragioni, san Giovanni della Croce scrive: «O fiamma d’amor viva, […] squarcia il velo di questo dolce incontro». Quando la preghiera diventa realmente incontro con Dio gli effetti sono concreti e visibili perché il cuore dell’uomo, infuocato d’amore (raffigurato sopra il rosario), diventa capace di ospitare Dio e capace di prendersi a cuore il fratello.

Vissuta in tal modo, la preghiera personale porta un moto di crescita e dilatazione del cuore (significato dalle fiammelle che salgono verso l’alto) ed essa non è più sufficiente a saziare le inquietudini del cuore: il desiderio di una maggiore intimità con il Signore, l’anelito per un amore sempre più grande per i fratelli, il desiderio di pregare meglio, di compiere il proprio dovere nel modo più giusto. Sant’Agostino nelle Confessioni scrive: «Ci hai fatti per te, o Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te». Ed è nella Comunione eucaristica (significata dalla grande Ostia bianca) che l’uomo riposa sul Cuore di Cristo e Lui riposa sui nostri cuori. Dentro l’Ostia Santa è rappresentato un Cuore con una fiamma: è il cuore di Dio che parla al cuore dell’uomo (Cor ad cor loquitur, come ha insegnato san John H. Newman). La presenza di questi due cuori ricorda la capacità e l’anelito del cuore umano di parlare al cuore di Dio e, contemporaneamente, il sorprendente desiderio di Dio di parlare al cuore dell’uomo. La Comunione eucaristica è la più grande preghiera: il Signore entra nella vita di ciascuno e desidera essere accolto in un cuore generoso e attento pertrasformare la sua vita e darle un senso.


Sopra l’Ostia Santa vi è una scala che porta al cielo: le preghiere salgono a Dio e da Lui discendono le grazie. Sulla scala sono presenti le tre virtù teologali: la fede (croce), la speranza (ancora) e la carità (cuore) scendono dal cielo perché sono infuse da Dio nell’anima per rendere l’uomo capace di agire quale figlio suo e meritare la vita eterna. Nello stesso tempo, l’uomo, con la preghiera, salendo e scendendo quella scala, si conforma a Cristo: «Considera la scala di Giacobbe, che è il vero ritratto della vita devota: i due staggi, tra i quali si sale e nei quali sono incastrati gli scalini, rappresentano l’orazione che impetra l’amor di Dio ed i sacramenti che lo conferiscono; gli scalini non sono altro che i diversi gradi di carità per i quali si procede di virtù in virtù, sia discendendo a soccorrere ed a sollevare il prossimo, sia salendo con la contemplazione fino all’amorosa unione con Dio» (San Francesco di Sales, Introduzione alla vita devota).
In alto è raffigurata la Santissima Trinità: il triangolo equilatero (dagli angoli identici e col riferimento al tre, numero della perfezione) è fin dal medioevo uno dei simboli privilegiati per dire il Mistero del Dio uni-trino. L’occhio al centro del triangolo è un riferimento alla Provvidenza divina ed è il messaggio più bello che l’infiorata vuole consegnare: l’occhio di Dio scruta il cuore dell’uomo, non per un giudizio, ma per soccorrerlo nei suoi bisogni, prima ancora che siano manifestati.
L’infiorata è visitabile anche nei giorni seguenti la Domenica del Corpus Domini.

Don Aldo Figliuzzi