“Quella firma che possiamo mettere nella dichiarazione dei redditi, insieme a tante altre firme, diventa un segno concreto che permette di aiutare, sostenere, incoraggiare prendere per mano, e, soprattutto, dare risposte agli invisibili, a quelle persone che noi oggi non riusciamo a vedere, quelle nuove forme di povertà che la pandemia, la crisi economica/finanziaria che stiamo vivendo, la guerra e tutte quelle situazioni che ci circondano, spesso fanno emergere”. Così il direttore della Caritas della Diocesi di Lamezia Terme, don Fabio Stanizzo, sull’importanza della firma dell’8xMille che definisce “molteplice” e  che, nello stesso tempo, “diventa per ciascuno di noi un segno di corresponsabilità”.

Perché?

“Quella firma che noi mettiamo, a sua volta, diventa un dono anche per noi che doniamo perché a cascata quel dono che noi facciamo ritorna sui nostri territori, in questo caso nella Diocesi di Lamezia Terme. Nella ripartizione dell’8xmille, infatti, c’è una quota che viene destinata alle opere ed alle attività della Caritas che non sono solo materiali, ma abbracciano varie sfere del nostro quotidiano. Facendo un esempio: se prendiamo come spartiacque la pandemia – prima, durante e dopo – , abbiamo sperimentato dapprima le povertà materiali che sono state più visibili agli occhi, ma contemporaneamente emergevano tante nuove forme di povertà. Una fra tutte la solitudine”.

Quali sono le opere e le attività della Caritas che vengono finanziate anche con l’8xMille?

“Come Caritas, oltre alle opere segno che abbiamo sul territorio come la mensa, il dormitorio, il centro docce, il centro vestiario, centri d’ascolto  c’è anche un lavoro invisibile, ma molto incisivo. Come Caritas, infatti, prestiamo molta attenzione anche a quelle persone che vivono problemi psichici, solitudine, varie dipendenze come quelle dal gioco o dalle droghe. L’opera pastorale della Caritas, che ha lo scopo cioè di promuovere ‘la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica’, è quella di prendersi cura delle persone che bussano alle nostre parrocchie, ai nostri servizi, alle nostre case e che incontriamo nei vari crocevia. La Caritas non fa assistenzialismo, ma si prende cura dell’altro e lo fa a 360 gradi cercando di capire da un lato dove dorme o vive, se mangia, ma anche dando un aiuto ed un supporto piscologico, se necessario. Spesso, infatti, dobbiamo fare anche un lavoro di ri-motivazione per tante persone che si abbandonano a sé stesse, cronicizzando le loro povertà,  adagiandosi nella loro difficile situazione che rischia di diventare cronica. Ci sono tanti nostri ospiti che, ad esempio, non hanno più voglia di lavorare, di vivere ed è anche qui che intervengono i nostri operatori ed i volontari che con le loro professionalità hanno il compito di aiutare chi bussa alle nostre porte”.

Saveria Maria Gigliotti

 

 

 

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