di Don Francesco Farina

Il 2 novembre, dopo la solennità di Tutti i Santi, la Chiesa celebra la commemorazione di tutti i fedeli defunti.
Parlare di questa ricorrenza è davvero complicato. Queste righe le ho riprese più volte. La penultima stavo per rifarmi al Catechismo della Chiesa Cattolica, che in ben 45 punti parla di Morte e Giudizio. Alla fine, però, mi sono convinto e provo a far parlare il cuore. Sono Francesco, sono Presbitero e… la morte mi fa paura.
Mi ha sempre fatto paura questa “dimensione”. Tutte le volte che mi trovo a confrontarmi con “sorella nostra morte corporale” provo immediatamente a rivestirmi di cinismo e pensare che non è altro che la cessazione delle funzioni vitali, più o meno improvvisa. E’ vero, ci provo ma lo confesso e non lo nego, non ci riesco mai. Sarà perchè, riprendendo il cantico dei cantici, la morte è forte e travolgente come la morte, anche il mio cuore si lascia travolgere da questo evento. Quando una persona muore non finisce, semplicemente, di sussistere in vita un corpo che un tot di tempo prima è nato. Quando una persona muore, finisce, sulla terra, l’avventura di un volto, di mani che hanno toccato e sfiorato, fatto del bene e del male. Finisce la sua voce. Il suo volto viene nascosto alla vista. Il suo profumo all’olfatto. Tutti i sensi ne risentono, il cuore ne risente.
Nel formulario della Preghiera dei Fedeli per i defunti, dopo aver ascoltato le invocazioni del Diacono o del lettore, il presbitero legge: “in vita e in morte siamo tuoi o Signore” ! Quanta è vera questa affermazione, o meglio dovrebbe rappresentare il nostro vero, ciò verso cui guardiamo a partire dalla nostra nascita.
Spesso la morte genera litigi con il Padre Eterno, con Cristo, con Maria e con vari o tutti i Santi. Ci sentiamo abbandonati e traditi. Ma… solo nella morte c’è Dio? Proviamo a “dare la colpa” a Dio anche per la nascita! Siamo di Dio in vita e in morte!
La nascita di un essere umano genera in noi la speranza di una prossimità: che gioia, pensiamo, questo uomo o questa donna mi starà accanto, sarà a me vicino. Quando nasciamo veniamo omaggiati, visitati, procuriamo gioia. Tutto viene rivestito accanto a noi di celeste o rosa. Quando più o meno giovani invece rinasciamo, tutto si tinge di nero, neanche grigio, solo nero! Eppure, si tratta di una rinascita. I defunti vivono, come i Santi, nell’eternità e per l’eternità. Così come onoriamo con gioia i neonati o i Santi forse… dovremmo iniziare anche ad onorare e a gioire per i rinati!
Coraggio, se siamo di Cristo e in Cristo, siamo creature nuove. Che il Signore trasformi le nostre lacrime di tristezza per la dipartita di tutti i nostri cari in una vita piena di nostalgia per loro, protesi e speranzosi di… poterli riabbracciare, per sempre, senza doverci più separare da loro.