“Sconfiggere la mafia non è solo il mio sogno, ma il sogno di tanti. Un sogno che si realizza a partire dalle scelte di ognuno di noi”.

É la testimonianza che il magistrato Annamaria Frustaci ha condiviso nel corso dell’incontro-testimonianza tenutosi nella chiesa della Beata Vergine del Rosario, nel contesto della novena in preparazione alla festa del 2 ottobre. Intervistata dalla giornalista Maria Chiara Caruso, il pubblico ministero, da anni in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta accanto a Nicola Gratteri, ha parlato alle comunità parrocchiali del Rosario e di S. Domenico e a una significativa rappresentanza di giovani, dagli studenti agli scout. “Sogno” una delle parole chiavi della testimonianza del sostituto procuratore presso la Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, che ha parlato della legalità “come un sogno che si può realizzare concretamente, dipende soltanto da noi.  Per trasformare questo sogno in realtà, voi ragazzi avete un compito fondamentale, partendo dai vostri sogni, dalle vostre aspirazioni. Esiste una Calabria fatta di persone laboriose, che si impegnano, di donne e uomini che vogliono costruire una realtà differente. C’è una minoranza rumorosa, che vuole imporsi con la violenza e la prevaricazione, e una maggioranza silenziosa di persone perbene, che lavorano onestamente. Tutte queste persone devono trovare il coraggio di avere voce, di recuperare fiducia nelle istituzioni, di mostrare che sono la maggioranza in questo territorio. Rendiamo questa maggioranza silenziosa sempre più forte”.

La Frustaci ha ribadito di fronte ai ragazzi, partendo dai suoi ricordi personali di adolescente che ha vissuto in prima persona gli anni delle stragi di mafia, dell’uccisione di magistrati come Falcone, Borsellino, il beato Rosario Livatino, la centralità “delle scelte che ciascuno di noi compie nella vita di ogni giorno e il dovere di non voltarsi dall’altra parte. Soprattutto quando siamo nelle condizioni di intervenire per permettere a ragazzi che provengono da determinati contesti familiari di avere una vita diversa, una seconda possibilità. Coltivate le vostre aspirazioni, con fiducia, determinazione, guardando alla forza degli esempi”.  Di fronte alla crescente sfiducia dei cittadini verso la magistratura e le istituzioni, “occorre ritrovare la credibilità perché anche i cittadini recuperino fiducia”.  Per il magistrato che da diversi anni vive sotto scorta, “la paura è un sentimento umano, che appartiene a tutti, non solo a noi magistrati: appartiene a tanti imprenditori, ai commercianti, a tutti i cittadini che scelgono di stare dalla parte della legalità. Coraggio e paura camminano insieme e appartengono a tutti noi. Non basta il coraggio di noi magistrati, che abbiamo scelto di fare questo lavoro, ma è fondamentale il coraggio della società civile, il coraggio di tutti coloro che non si voltano dall’altra parte.  É solo con il vostro coraggio, che il nostro lavoro diventa efficace e riesce a dare risposte di giustizia ai cittadini”.

Nell’introdurre l’incontro, don Isidoro Di Cello, parroco della comunità del Rosario, che ha vissuto la novena di quest’anno in comunione con la comunità parrocchiale di S. Domenico guidata da don Antonio Brando, ha ringraziato il magistrato Frustaci per la sua testimonianza “che suscita e rafforza in noi la consapevolezza di quanto sia urgente impegnarsi per coniugare fede e vita quotidiana, per compiere scelte evangeliche di pace, legalità, custodia del creato. La testimonianza della dottoressa Frustaci è un invito a riscoprire la possibilità di sognare, come ci esorta anche Papa Francesco. Si sogna insieme, come comunità, con gli altri e mai contro gli altri”.

Salvatore D’Elia