“Non solo dare un pasto caldo, ma ascoltare le esigenze e le necessità delle persone dando parole di speranza e di conforto”. Così potrebbe essere sintetizzata l’esperienza che da un anno don Francesco Benvenuto, 27 anni, sta vivendo alla Caritas della Diocesi di Lamezia Terme, alternando questo suo servizio con l’impegno nella parrocchia di San Giuseppe Artigiano dove coadiuva il parroco nelle varie attività.

Un servizio, il suo, iniziato subito dopo la sua ordinazione, e rispetto al quale, racconta, “mi sentivo inadeguato”.

Invece?

“Nonostante la sensazione di sentirmi inadeguato, ho scoperto che era per me un’esperienza arricchente che mi sta offrendo l’opportunità di mettere a frutto ciò che ho appreso durante i miei studi in seminario. È un’esperienza che si fa carne, concretezza, è molto diretta e mi ha messo a contatto con diverse persone e realtà perché la Caritas non è solo mensa ma abbraccia varie realtà, ti mette in contatto con situazioni che, come dice il nostro Vescovo, monsignor Parisi, fanno entrare nella carne viva dell’altro, di chi soffre, di chi ha bisogno: servire il Signore è toccare la carne di Cristo nell’altro, nel prossimo. Tutto ciò che apprendiamo nei nostri anni di studio, poi, va anche tradotto nella realtà, concretizzato”.

Come e quando nasce la vocazione che ami definire un “dono”?

“Sin da piccolo ho avvertito questo desiderio di stare con il Signore attraverso il sacerdozio.  Sono cresciuto in una famiglia fortemente cattolica che mi ha trasmesso l’amore per il Signore ma, soprattutto, l’amore del mettersi al servizio degli altri per fare della nostra esistenza una donazione d’amore. Sono sempre stato in parrocchia, vivendola totalmente, e là la testimonianza del parroco mi ha insegnato a comprendere cosa sia il servizio. Ho frequentato il seminario minore a Catanzaro e quegli anni, belli e di studio, sono stati per me un momento importante di crescita umana ma ho anche imparato che un bravo sacerdote deve essere prima di tutto un buon uomo. Negli anni di seminario, il mio desiderio di essere sacerdote si è andato concretizzando attraverso l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, ma anche attraverso l’adorazione eucaristica che è centrale nella mia vita”.

Parola ed adorazione, quindi, i punti focali dell’inizio di questo tuo cammino?

“Potremmo dire così. Anche perché a Catanzaro si è consolidata la bellezza di stare con il Signore  mentre a Napoli, dove ho proseguito la mia formazione, ho fatto una bella esperienza di studio e di servizio. Qui ho conosciuto le “Suore missionarie della carità”, l’ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, con le quali ho fatto un’esperienza di servizio con i bambini più bisognosi. Esperienza alla quale si è aggiunta quella che facevamo di sera quando andavamo a portare una parola di conforto a chi viveva per strada”

Se dovessi sintetizzare le tue emozioni in questo momento?

“Sono sereno e felice di essere sacerdote, di essere quotidianamente al servizio dell’altro. La gioia è il frutto del nostro apostolato, del nostro servizio, del vivere la nostra vita di tutti i giorni testimoniando la bellezza di stare con il Signore che, non dobbiamo mai dimenticarlo, ci chiede di svolgere il nostro ministero con serenità e passione”.

 

Saveria Maria Gigliotti